Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia all’Università di Padova a “Buongiorno”, su Sky TG24, scagli la sua dura critica contro la mancanza di organizzazione sulla riapertura delle scuole di secondo grado: “Si riaprono di nuovo le scuole al buio. Credo sia inaccettabile che dopo quattro mesi dall’implementazione delle misure di contenimento ancora non abbiamo dei dati per capire se hanno funzionato o meno”.
E precisa inoltre, di fronte al dubbio se si può permettere il rientro: “la cosa più grave è che nessuno lo sa. Con questi provvedimenti forse abbiamo raggiunto un certo equilibrio tra la capacità del virus di trasmettersi e quella delle nostre attività di contenerlo. Ora noi questo equilibrio lo perturbiamo, permettiamo nuove opportunità al virus per trasmettersi con scuole, assembramento sui trasporti, assembramenti fuori alle scuole. Io prenderei un distretto scolastico in ogni zona, gialla, arancione o rossa, e aspetterei 20 giorni per vedere quello che succede.
“Aprirei le scuole in una provincia per vedere se queste misure funzionano, perché così abbiamo dei numeri. In queste aree farei test rapidi a tappeto per capire se il virus si trasmette. In questo modo avremmo dei numeri per capire cosa dobbiamo fare”.
Per Crisanti i ventuno parametri “dovrebbero essere cambiati, ci sono segni che questo accadrà. Verrà dato molto più peso al numero dei casi giornalieri e al valore dell’Rt”.
“I ventuno parametri dobbiamo immaginarli come una specie di catena che intrappola il virus: la forza di questa catena è determinata dalla forza dell’anello più debole. Se i posti in terapia intensiva e in ospedale hanno un peso importante, creano un effetto paradosso. Più posti in ospedale permettono al virus di circolare”.
“Da queste misure abbiamo imparato che le zone rosse funzionano, mentre le zone gialle funzionano meno bene, specialmente se a quella zona gialla applica misure di sorveglianza e contenimento sbagliate, come ad esempio il Veneto”.
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