Ce n’è di strada da fare per ritrovare il filo che conduce a quel famoso patto educativo, oggi in piena fase di sgretolamento. Un altro mattoncino della delicata ma imprescindibile costruzione condivisa, che dovrebbe legare scuola e famiglia, unite per il bene dei nostri figli e studenti, è stato abbattuto qualche giorno fa in Francia.
Come riportato infatti dal quotidiano Le Figaro, in una scuola elementare in prossimità di Tolosa, una famiglia ha denunciato una maestra per avere lanciato una penna in faccia al proprio figlio durante una lezione in classe.
Questa la versione della famiglia, di segno opposto quella della maestra: di fronte alle intemperanze del ragazzino che invece di passare correttamente gli oggetti ai compagni, li lanciava, lei ha voluto mostrargli la differenza tra “passare” e “lanciare”. Così facendo, la penna è finita sul viso dell’alunno. Nessun problema, nessuna ferita, soltanto un gesto eccessivo e maldestro che – in un clima di serenità e rapporti costruttivi con la famiglia – si sarebbe potuto discutere, mettendo sul tappeto ciascuno le proprie ragioni.
E invece la famiglia del bambino ha preferito andare dai carabinieri che hanno convocato la maestra, prendendole le impronte digitali e prelevandole – secondo Le Figaro – un campione di DNA.
A questo è seguito un colloquio con gli ispettori dell’Ufficio scolastico, che stanno valutando il da farsi. Alla fine dell’interrogatorio la docente ha accusato un malore.
Peri i sindacati – conclude il quotidiano francese – si è andato troppo oltre e i docenti di tutte le scuole della città hanno scioperato martedì scorso. A un gesto banale, ancorché sprovveduto, verificatosi in classe, è seguita una reazione decisamente sproporzionata.
La verità, come spesso accade, sta nel mezzo. Almeno, così crediamo: parafrasando Flaubert, la maestra non è né del tutto innocente, né del tutto colpevole. Di certo, ha adottato un comportamento eccessivo dal quale non è scaturito, comunque, alcun danno per l’alunno.
La famiglia, dal canto suo, ha esagerato: come dicevamo, ha dimostrato di non avere costruito alcun rapporto con la Scuola, se non quello che prevede denunce e richiesta di sanzioni in caso di comportamenti sopra le righe da parte degli insegnanti. Se solo ci fosse stato un accenno di patto educativo, i genitori si sarebbero recati dalla maestra per chiedere spiegazioni e, successivamente, dal dirigente, qualora queste non fossero state convincenti.
In assenza di un territorio comune di pacifica convivenza, genitori e insegnanti si percepiranno vicendevolmente gli uni come la controparte degli altri, ogni conflitto sarà ingigantito a dismisura e saranno i ragazzi e le ragazze a subirne le conseguenze.
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