Estero

Crisi demografica, calano gli iscritti nelle scuole secondarie d’Europa

Una media di 1,2 figli per donna, gruppi familiari difficili da costituire, scarsa stabilità. Il Vecchio Continente è alle prese con una crisi demografica senza precedenti: aumenta la percentuale di cittadini oltre i 65 anni di età, la piramide di popolazione preoccupa gli esperti di tutti i settori. La scuola è la prima istituzione, a livello sia cronologico che puramente pratico, che misura e tiene traccia delle variazioni di natura demografica: nel primo dopoguerra si è assistito ad un boom demografico in tutto il continente (alla pari della fiorente situazione economica) ed alla relativa apertura di sedi, plessi ed istituti; dagli anni ’90, a seguito delle prime avvisaglie di crisi economica che contribuì all’assetto precario del mercato del lavoro e dei beni.

Il Ministero dell’Istruzione britannico ha lanciato di recente un allarme secondo il quale presso le scuole secondarie le iscrizioni hanno subito un tracollo, nell’ultimo decennio, pari ad oltre il -12 %. Anche le testate internazionali, basandosi sull’opinione pubblica, hanno ripreso la problematica correlandola alla crisi demografica che interessa l’Europa, tra cui l’Italia.

La crisi tra pubblico e privato: IVA, costi e preoccupazioni nel Regno Unito

Quest’anno ci sono meno studenti che iniziano la scuola secondaria, secondo l’organismo che rappresenta la maggior parte delle scuole indipendenti nel Regno Unito. L’Independent Schools Council (ISC) afferma che alcuni membri hanno segnalato un calo del 4,6% in solo un anno negli studenti del 7° anno a settembre, in cifre viste esclusivamente da BBC News. Gli esperti affermano che il calo del tasso di natalità e del costo della vita potrebbero avere un impatto, ma l’ISC attribuisce il calo alla decisione dei genitori di non mandare i propri figli a una scuola privata, dopo che sono stati annunciati i piani per addebitare l’imposta sul valore aggiunto (IVA) da gennaio.

Il governo afferma che non si aspetta che la politica abbia un impatto significativo sul numero di studenti che frequentano scuole private. Attualmente addebita fino a 14.200 sterline all’anno/famiglia. Dal report si evince che numerosi presidi delle principali scuole delle città inglesi ricevono “numerose telefonate” ogni giorno da genitori preoccupati per l’imminente aumento delle tasse. E poiché la politica viene introdotta a metà dell’anno scolastico, l’ISC ritiene che il calo sia “la punta dell’iceberg” e si aspetta di vedere un numero maggiore di studenti che lasciano il sistema scolastico (pubblico o privato) il prossimo settembre. Il calo del 4,6% degli studenti che iniziano l’anno settimo, in base alle risposte di 731 scuole, è il più importante che abbia visto in cinque anni. Il direttore generale dell’ISC Julie Robinson afferma che i genitori sono “scoraggiati solo dalla prospettiva dell’IVA” e le cifre mostrano che il governo ha sottostimato il calo degli studenti che ne sarà causato e gli effetti sul sistema scolastico pubblico/privato.

Fertilità e iscritti: un continente in crisi

Per la prima volta dal 1960, il numero di nati nell’UE è sceso sotto i 4 milioni, uno dei tassi di fertilità più bassi al mondo. Nel 2022, il numero di persone nate nell’Unione europea ha raggiunto il livello più basso dal 1960, secondo gli ultimi dati disponibili. Quell’anno, nell’UE sono nati solo 3,88 milioni di bambini, segnando la prima volta che la cifra è scesa sotto i 4 milioni. Dal 1960 si è registrata una tendenza al ribasso nel numero di bambini nati nell’UE. Il numero più basso è stato registrato nel 2022 con 3,88 milioni. Nel 1990, nell’UE sono nati 5,1 milioni di bambini, segnando l’ultimo anno in cui le nascite hanno superato i 5 milioni.

Nel 2022, il tasso di fertilità, che concerne il numero di nati per donna, è variato in modo significativo nell’UE, passando da 1,79 in Francia a 1,08 a Malta secondo Eurostat, l’ufficio statistico dell’UE. Anche il tasso di fertilità è diminuito, avvicinandosi ai livelli visti l’ultima volta due decenni fa. L’UE ha avuto uno dei tassi di fertilità più bassi al mondo. La scuola italiana, secondo il Censis, ha perso negli ultimi 5 anni 403 mila alunni (-4,7%), da 8,6Mln. di alunni è passata a oltre 8 milioni. con perdite prevalenti nell’Infanzia (-11,5%) e nella Primaria (- 8,3%). Nei prossimi 10 anni il Censis prevede un calo a 7 milioni di alunni e tra 20 anni a 6 milioni.

Andrea Maggi

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