Sulla scena politica italiana torna a farsi sentire l’ex premier Pd Matteo Renzi: lo fa promuovendo un Governo istituzionale, da allestire subito, prima di andare al voto, che si occupi della manovra economica e porti a compimento il taglio dei parlamentari tanto caro al M5S. Oltre che ai pentasellati, l’alleanza anti-Salvini è aperta a Leu ma anche a FI.
La proposta del governo transitorio, un sorta di ‘no tax’, non è però condivisa dall’attuale segretario Pd Nicola Zingaretti, il quale “con franchezza” ha detto “no” verso “una esperienza di governo Pd-M5s per affrontare la drammatica manovra di bilancio e poi magari dopo tornare alle elezioni”, anche per il “timore dello spazio immenso che questo darebbe a Salvini”. E
già si parla di scissione nel Pd, anche perché di fatto tra i dem l’ex sindaco fiorentino continua a detenere un’ampia fetta di consensi.
A commentare la sortita di Matteo Renzi, è stato anche l’attuale ministro dell’Istruzione, il leghista Marco Bussetti: “ll caldo fa brutti scherzi – ha scritto il titolare del Miur -. Il senatore Matteo Renzi, dopo avere umiliato il mondo della scuola con una riforma vergognosa, calata dall’alto, che ha calpestato il diritto allo studio dei nostri studenti e condannato alla precarietà migliaia di docenti, ora cerca l’inciucio con il M5s per finire quello che ha iniziato: distruggere la scuola pubblica italiana”.
“La disinvoltura con cui Renzi è disposto a barattare le sue convinzioni politiche per ragioni di opportunismo, in nome di una poltrona, fa venire i brividi. La parola torni subito agli elettori”, ha concluso Bussetti.
E dagli esiti delle vicende politiche dipenderà il destino del decreto scuola, attraverso il quale si sarebbero dovuto stabilizzare almeno 50 mila precari. C’è chi sostiene, come diversi esponenti del M5S, tra cui la senatrice Bianca Laura Granato, che avere staccato la “spina” al Governo, come ha fatto Matteo Salvini, ha sancito la fine di quei provvedimenti.
Secondo Mario Pittoni, influente senatore della Lega sulle sorti della scuola, “la formula “salvo intese”, presente nel decreto del Consiglio dei ministri (del 6 agosto ndr) che si occupa anche di scuola, consente da una parte di non sprecare le settimane di pausa estiva; dall’altra richiede il placet dei ministri interessati sul testo definitivo per la pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Poi, che il Governo sia pienamente operativo o meno, procede tutto allo stesso modo. Per il risultato è cioè sufficiente una reale volontà politica, ovviamente non solo della Lega”, sottolinea Pittoni.
E qui sta il punto: saranno disposti i ministri in uscita a sottoscrivere un documento su cui già non c’era sintonia? L’impressione è che l’alta posta in gioco sia troppo rilevante, in questo momento, per potersi dedicare alle problematiche della scuola.
Luigi Di Maio starebbe riunendo a Roma tutti i parlamentari del MoVimento 5 Stelle. “Se ce ne sarà bisogno staremo lì anche a Ferragosto – ha detto il leader dei grillini – Dobbiamo tagliare i 345 parlamentari. Siamo ad un passo. Bastano due ore! L’unica apertura che ci interessa è questa, la chiediamo a tutte le forze politiche”.
Le energie del “grillini” sono tutte convogliate sull’uscita dalla crisi. Per farlo, si affidano anche “alle decisioni del Presidente della Repubblica”.
Lo fa anche Nicola Zingaretti, che si appella alla “la saggezza e autorevolezza del presidente Mattarella”.
E anche l’altro vicepremier Matteo Salvini, dice di avere “totale fiducia e rispetto del presidente Mattarella, che mi sembra abbia ben chiaro il bene dell’Italia”.
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