Con la crisi di Governo in corso e l’approssimarsi dello scioglimento delle Camere da parte del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi restano poche settimane al dicastero per portare a termine le questioni più urgenti. Se, come sembra, gli italiani dovessero andare al voto il prossimo 2 ottobre, per allora la scuola avrà dovuto provvedere non solo alle immissioni in ruolo e al protocollo per il rientro in classe in sicurezza, che vengono considerate questioni urgenti e ordinarie ma avrà dovuto provvedere anche a tutti quei decreti attuativi e in generale a tutti quei provvedimenti che servono a mettere a terra le numerose riforme legate al Pnrr, i cui finanziamenti sono a loro volta legati improrogabilmente ad altrettante scadenze di dicembre 2022.
Marco Campione, esperto di politiche scolastiche, intervistato dal nostro direttore Alessandro Giuliani, ci ricorda che quella del reclutamento e della formazione docenti è solo una delle riforme da rendere attuativa (per la quale sarebbe atteso entro luglio un Dpcm), in ballo ce ne sono molte altre: dalla riforma dell’orientamento quella del dimensionamento scolastico a quella degli istituti tecnici professionali (che è altra cosa dalla riforma degli ITS, lo ricordiamo). Le famose 6 riforme di Bianchi, insomma, sono tutte legate a doppio filo al piano nazionale di ripresa e resilienza e dunque è probabile che il Governo uscente continui a portare avanti, sul fronte amministrativo (non certo politico) tutte le incombenze che permetteranno di arrivare puntuali alle scadenze di dicembre.
L’UE ci osserva con rigore. Per fare un esempio, Campione ci spiega che il reclutamento dei docenti e le immissioni in ruolo dovranno necessariamente portare in cattedra una quota di insegnanti con le nuove procedure introdotte dal decreto legge 36 convertito in legge 79/2022. L’Europa non accetterà che il Governo ricorra solo a procedure straordinarie ma pretenderà che una percentuale di assunzioni vada in porto con le procedure ordinarie di nuovo conio.
In sintesi, di cosa potrà occuparsi il ministro Bianchi nei suoi ultimi tre mesi di mandato? Di quelli che vengono definiti affari correnti.
Secondo il portale Openpolis.It, citato dal quotidiano La Repubblica, il governo potrà emanare decreti legge in quanto dettati da casi di necessità e urgenza ed esaminare i relativi disegni di conversione; esaminare i disegni di legge di ratifica dei trattati, i ddl di delegazione europea e della legge europea se si tratta di atti dovuti, in quanto adempimento ad obblighi internazionali o derivanti dall’appartenenza all’Ue. Non dovrà adottare nuovi regolamenti ministeriali o governativi, a meno che la legge o obblighi internazionali non impongano altrimenti, oppure che siano necessari per l’operatività della pubblica amministrazione o per l’attuazione di riforme già approvate dal parlamento.
Ad ogni modo, sempre l’esperto Campione sottolinea: “Quella degli affari correnti è una prassi, ed è una prassi cosa si intenda per affari correnti e cosa no. Insomma, che cosa è di volta in volta affari correnti lo decide il Governo in carica, in accordo con il presidente della Repubblica. Ed è sempre prassi che il presidente del Consiglio faccia un provvedimento, una sorta di lettera, con cui comunica ai suoi ministri di cosa potranno occuparsi e di cosa no”.
E conclude: “Evidentemente, è intuitivo che le immissioni in ruolo sono affari correnti; ma ragionevolmente saranno affari correnti anche tutte le questioni legate al Pnrr”.
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