La crisi “morde” tutti, anche e soprattutto chi è già povero e in difficoltà. Se la passano male, in particolare, gli uomini immigrati. I quali sono stati colpiti ”molto duramente” dalla crisi economica, data la loro concentrazione nel settore dell’edilizia e del manifatturiero. Il loro tasso di occupazione ha raggiunto il 72% nel 2012 ed è sceso di 10 punti percentuali dal 2008, circa il doppio rispetto ai nativi. L’occupazione delle donne immigrate, impiegate per lo più in lavori di cura e assistenza, ”dipende invece dai risparmi delle famiglie, che stanno notevolmente diminuendo”. E’ quanto emerge dal rapporto ”L’integrazione degli immigrati e dei loro figli in Italia”, redatto, su richiesta del Cnel, dall’Ocse e presentato il 7 luglio a Roma. Spesso, denuncia l’Ocse, gli immigrati entrano nel circuito del lavoro sommerso e irregolare, dello sfruttamento e della discriminazione. Ciò vale anche per ”quel 10% classificato come altamente qualificato, che rappresenta l’unico gruppo con tassi di occupazione più bassi rispetto ai nativi”.
Complessivamente gli immigrati, uomini e donne, costituiscono rispettivamente il 31 e il 40% dei lavoratori poco qualificati nel 2012. Solo la metà di loro ha un titolo di studio superiore alla licenza media e pochi parlano italiano al momento dell’arrivo. Il passaggio alla scuola superiore non è facile e, ricorda l’Ocse, ”solo otto regioni consentono agli studenti immigrati con qualifica professionale post-triennale di accedere a un quarto anno di formazione e solo due regioni al quinto anno”.
La maggioranza degli studenti immigrati ha genitori poco istruiti e non ottiene buoni risultati a scuola. Per i quindicenni coinvolti nell`indagine Pisa, la differenza tra i risultati ottenuti dagli studenti immigrati e quelli ottenuti dai nativi è una tra le più alte nei Paesi Ocse. I dopo-scuola, insieme a corsi di lingua, servirebbero a migliorare la situazione, insieme a misure per incentivare le famiglie a portare in Italia i loro figli il prima possibile, così che possano imparare la lingua a scuola. Mentre oggi, il rapporto registra tra i figli di immigrati un crescente tasso di abbandono scolastico e una percentuale di Neet pari a un terzo degli stranieri tra i 15 e i 24 anni.
Un ultimo dato interessante emerso dal rapporto riguarda il fatto che tutti i figli degli immigrati sono consapevoli del loro diritto alla naturalizzazione: l`acquisizione della cittadinanza dovrebbe essere facilitata ed incoraggiata, dal momento che i figli degli immigrati naturalizzati hanno risultati migliori nel mercato del lavoro. Sarebbe compito dei Comuni diffondere le buone pratiche esistenti per raggiungere i minori e le loro famiglie ed incoraggiarli a sfruttare questa possibilità.
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