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Crisi politica, voto anticipato o un nuovo Governo fino alla prossima primavera? Cosa “converrebbe” alla scuola?

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E’ proprio vero che in politica non bisogna mai dire mai: quello che – fino a poche settimane fa – sembrava uno dei Governi più solidi degli ultimi anni si sta letteralmente liquefacendo nel caldo estivo.
I fatti sono noti: in pochi giorni è capitato di tutto, dalla spaccatura all’interno del Movimento 5 Stelle e dalla nascita di Insieme per il futuro, alle esternazioni dell’ex capo del Governo Giuseppe Conte, fino all’uscita dei senatori 5 dall’aula di Palazzo Madama al momento del voto di fiducia sul decreto aiuti.
Il fatto è che i contrasti all’interno della maggioranza di Governo sono ormai ad un punto di non ritorno e coinvolgono un tutti partiti; molti, a partire dalla Lega ai Fratelli d’Italia, sembrano interessati ad una conclusione anticipata della legislatura ma la risposta del presidente Mattarella che poche ore fa ha respinto le dimissioni di Mario Draghi sta spiazzando tutti.

Previsioni difficili


Cosa succederà adesso? La previsione non è facile, e molto dipenderà proprio dalla posizione che intenderà assumere Mario Draghi che, alla fine, potrebbe anche accettare di rimanere per senso di responsabilità e per rispetto nei confronti del Presidente della Repubblica.
Anche perché – è bene non dimenticarlo – il potere di sciogliere le Camere e di mandare alle urne i cittadini spetta esclusivamente al Presidente che sembra essere ben consapevole dei rischi di una conclusione anticipata della legislatura: ci sono una guerra in corso, una inflazione galoppante e un numero sempre maggiore di famiglie che faticano ad arrivare a fine mese.


Cosa sarà meglio per la scuola?

In tutto questo bisogna porsi anche un’altra domanda: al mondo della scuola converrebbe di più il voto anticipato o un esecutivo che governi il Paese fino alla prossima primavera?
Anche in questo caso la risposta è difficile, ma, per quanto vale l’opinione di chi scrive, ci sembra che, se si considera prioritario il problema del rinnovo del contratto, ci si dovrebbe augurare una fase politica a basso tasso di “turbolenza”.
I conti sono facili da farsi: se si dovesse votare a settembre, il nuovo Governo, nella migliore delle ipotesi, potrebbe iniziare a lavorare a pieno ritmo non prima della fine di ottobre. Ma gli ultimi 60 giorni dell’anno sono da sempre i più difficili sotto il profilo politico perché è il momento in cui si deve scrivere e approvare la legge di bilancio.
E, francamente, si fa fatica a credere che un Governo appena insediato, soprattutto se dovesse avere un colore politico diverso da quello degli esecutivi precedenti, possa affrontare con impegno i molteplici problemi del sistema scolastico, dei docenti e del personale.
Ma è – appunto- un punto di vista: altri potrebbero invece sostenere che, per affrontare i problemi della scuola, sono necessarie energie nuove in grado di proporre soluzioni innovative. E questo è vero, a condizione, però, di concedere un ampio margine di tempo per avviare nuove politiche e nuovi programmi.
Insomma, ancora una volta c’è il rischio che – in un modo o nell’altro – i problemi della scuola non vengano affrontati con la dovuta attenzione e celerità.