Tutto dipende dai criteri e dalle griglie di correzione e valutazione stabiliti dalla commissione, nella riunione preliminare che ormai per consuetudine è l’art. 13 dell’O.M. n. 41/2012.
Il comma 2 dell’art. 2 ci ricorda che la valutazione è espressione dell’autonomia professionale propria della funzione docente, nella sua dimensione sia individuale che collegiale e che in sede di scrutinio finale è effettuata dal CdC.
Come ogni anno, l’art. 12, comma 5 recita: “Al fine di fornire opportune indicazioni, chiarimenti e orientamenti per la regolare funzionalità delle commissioni e, in particolare, per garantire uniformità di criteri operativi e di valutazione, il Direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale convoca in apposite riunioni i presidenti delle medesime commissioni unitamente agli ispettori incaricati della vigilanza sugli esami di Stato (…) prima dell’inizio della correzione degli elaborati”.
Come tutti sanno, l’oggettività di giudizio rasenta l’utopia e abita l’isola che non c’è.
Molti dicono che sia merito o colpa dei presidenti. No. Chi presiede ha un voto su sette e conta numericamente alla stessa stregua dei colleghi commissari. La collegialità nella valutazione delle prove e del colloquio consentono una certa serenità e la serietà nei giudizi-punteggi di esame.
“Ogni alunno ha diritto ad una valutazione trasparente e tempestiva” (art.1 c. 2 del D.P.R. n. 122/2009).
Fino al nastro di partenza dell’esame di Stato, il legislatore fornisce Tabelle uguali per tutti e vincolati, con criteri di applicazioni dei punteggi. Infatti per tre anni consecutivi i docenti, in modo collegiale, attribuiscono i crediti scolastici secondo criteri nazionali rispettando le Tabelle ministeriali.
Durante le prove di maturità, invece, le commissioni sono autonome, indipendenti e pressoché libere nello stabilire i famosi e importanti criteri di correzione e valutazione da cui scaturiscono le griglie con i punteggi, che concorrono a formare il voto finale.
Da 13 anni, ogni commissione invia al Miur le schede criteriali di cui si è servita. Ma a che pro tutto questo spreco di fogli se non si appronta ad una Tabella comune, magari rielaborata dall’Invalsi? Invece l’O.M. decine di volte “raccomanda” (all’art. 11,6; 12,4.5.8; 13,10; 15,6-7…) che ogni commissione stabilisca i criteri di correzione e valutazione: dei tre elaborati sceritto-grafici, del colloquio, dell’ integrazione fino a a5 punti, denominata bonus, del voto finale di “maturità”.
Per questa integrazione, i candidati devono avere almeno 15 punti di credito e conseguire almeno 70 punti nelle tre prove scritto-grafiche e il colloquio. L’assegnazione da 1 a 5 punti di incremento spetta in modo autonomo ad ogni commissione secondo dei criteri e griglie da stabilire possibilmente all’unanimità.
Mi sono sempre piaciute le etimologie. Criterio, viene dal greco “kritèrion” ed è un mezzo per giudicare, decidere, secernere, separare. Griglia, è un francesismo da “grille” ed è la graticola per arrostire, ma è anche graticcio, grata, inferriata graticolare. Il santo dei candidati alla maturità potrebbe essere dunque San Lorenzo, che fu reso martire sulla graticola poggiata su carboni ardenti. Però il nome “Lorenzo” deriva dell’alloro, che incoronava i vincitori di un tempo.
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