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Critiche dal centro-destra per la “Festa delle luci” al posto della celebrazione del Natale

Si stanno registrando non poche polemiche per la decisione di un insegnante di una scuola primaria di Cremona, frequentata da un alto numero di bambini di nazionalità diverse, di sostituire i tradizionali simboli di celebrazione del Natale con una “Festa delle luci” ritenuta più rispettosa della multiculturalità e della tutela delle differenti identità religiose: secondo il maestro, Eriberto Mazzotti, l’iniziativa è stata ideata perché “la scuola è il luogo di tutti e quindi ci deve essere interscambio, non esclusione”. La decisione del docente, evidentemente accolta dal Collegio de docenti, prevede che “i bambini di ogni classe lunedì usciranno con un lumino acceso e formeranno a terra una figura: una stella o un albero, un simbolo di pace”.
A poche ore di distanza della divulgazione dell’iniziativa non si contano più le critiche: se il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, sembra sinora non volere entrare nel merito, stavolta ci hanno pensato diversi colleghi della maggioranza politica a condannare quella che viene considerata dal centro-destra l’ennesima minaccia alla tradizione cattolica del nostro Paese. Secondo il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Luca Zaia, quello di Cremona è “un altro harakiri culturale perpetrato da un finto educatore sulla pelle dei nostri bambini. Sarebbe il caso – ha sottolineato Zaia -, oltre alla dovuta solidarietà a Gesù, Giuseppe e Maria, di dare tutto l’appoggio possibile ai bambini vittime di queste capriole buoniste“. Secondo Zaia, “bisogna celebrare il Natale, con i suoi simboli, e insegnare ai nostri figli cosa esso significhi. Le feste posticce dai nomi neutri, segno dell’omologazione e della paura, lasciamole ad altri”. I musulmani – rileva il ministro – non si sognerebbero mai, giustamente, di rinunciare alle proprie celebrazioni e ai propri riti per paura di dare fastidio a noi. Senza contare che proprio nel Corano, la Madonna e Gesù Cristo sono ampiamente citati“.
La Gelmini, comunque, si dovrà occupare forzatamente del caso. L’on. Isabella Bertolini (Pdl) ha infatti annunciato una interrogazione in cui chiederà al Ministro che “questo ennesimo attacco ad uno dei simboli della nostra tradizione sia fermato e per impedire che in altre scuole italiane possano ripetersi episodi simili, dove le nostra identità viene miseramente svilita“. Per la Bertolini l’episodio di Cremona è solo l’ultimo spunto da “un vento di laicismo esasperato e di mal concepito senso di tolleranza nei confronti degli stranieri. Soltanto la difesa dei valori nei quali ci riconosciamo – ha concluso – può permettere al nostro Paese di mantenere inalterata la propria identità“.
Sulla vicenda si è occupato panche il periodico online della fondazione Farefuturo, presieduta dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, con un lungo documento: l’associazione ritiene che “questa volta non si può stare zitti”. Il motivo è spiegato con una serie di metafore: “è come se qualcuno, percorrendo la via del paradosso, si alzasse una mattina e dicesse che basta luci e colori, perché offendono la sensibilità di chi non può vedere e guai a chi solo li nomina. No. Non funziona così. Non serve togliere Gesù bambino dalla culla e riempire la classe di lucine per insegnare ai bambini il valore dell’accoglienza del diverso e del rispetto delle identità culturali e religiose altrui. Questo non ha niente a che vedere con il valore della ‘laicità positiva’, non c’entra niente con la libertà e la garanzia del pluralismo religioso, non aiuta affatto un bambino a crescere ‘spiritualmente autonomo’”.
Secondo Farefuturo “non importa se si creda o meno che quel bambino sulla paglia è il Dio incarnato. Quel che conta è che quel simbolo fa parte di noi ed è un simbolo d’amore“.

L’episodio desta ancora più scalpore perché è stato reso noto nello stesso giorno, il 13 dicembre, della tradizionale benedizione dei “bambinelli”, in piazza San Pietro, da parte del Papa. E quando Benedetto XVI ha rinnovato un’antica usanza della capitale nella terza domenica d’Avvento, ricordando che “il presepio è una scuola di vita, dove possiamo imparare il segreto della vera gioia” e che “bisogna cercare di vivere nella realtà di tutti i giorni quello che il presepe rappresenta, cioè l`amore di Cristo, la sua umiltà, la sua povertà“, più di qualcuno ha pensato che fosse anche una risposte alle iniziative come la “Festa delle luci” della primaria di Cremona.

Alessandro Giuliani

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