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Crocefisso a scuola, Tajani contro i docenti che lo tolgono: nessun ebreo o musulmano lo farebbe. Cosa dice la Cassazione

“Non mi piacciono quei professori che levano il crocefisso dalla scuola. Nessun ebreo o musulmano lo farebbe”. Sono parole di Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio, ad un incontro organizzato da Forza Italia (“Idee, opinioni e… sorprese al centro dell’Europa”), al Palazzetto dello Sport di viale Tiziano a Roma.

Parlando in vista delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, il leader forzista ha detto che “l’identità è tutto, non è qualcosa di negativo. Non dobbiamo rinunciare alle nostre radici cristiane perché non è solo un fatto religioso, ma culturale”.

Sul tema esposto dal vicepresidente del Consiglio, vale la pena ricordare che una delle ultime sentenze delle sezioni unite civili della Corte di Cassazione: sull’esposizione del crocefisso in classe ha detto che può legittimamente essere esposto “allorquando la comunità scolastica valuti e decida in autonomia di esporlo, nel rispetto e nella salvaguardia delle convinzioni di tutti, affiancando al crocifisso, in caso di richiesta, gli altri simboli delle fedi religiose presenti all’interno della stessa comunità scolastica”.

La sentenza aveva in questo modo chiuso la vicenda giudiziaria con al centro l’insegnante ternano laico Franco Coppoli, che nel 2009 aveva messo il crocefisso nel cassetto dell’aula dell’Istituto professionale di Stato dove insegnava Italiano e Storia, per poi riappenderlo a fine lezione: il docente il 16 febbraio del 2009 fu sospeso dall’Usr per un mese, dopo la stessa “sentenza” espressa dal Consiglio di disciplina del Cnpi qualche giorno prima.

Il professore dopo la posizione espressa dalla Cassazione si disse soddisfatto per l’evoluzione della vicenda giudiziaria: mi sento, disse, “assolutamente soddisfatto che dopo 13 anni sia stata riconosciuto che nessun dirigente della pubblica amministrazione può imporre in maniera autorativa l’affissione di un simbolo religioso, in quanto collide con il principio di laicità dello Stato”.

Ad essere soddisfatto, tuttavia, si mostrò anche Giuseppe Metastasio il dirigente scolastico, oggi in pensione, dell’istituto professionale di Terni dove nel 2008 Coppoli decise di riporre il crocefisso.

“Ho letto attentamente la sentenza e – disse l’ex preside – condivido quanto affermato dai giudici, cioè che esporre il crocifisso nelle scuole non è un atto discriminatorio, basta che a volerlo sia la ‘comunità scolastica’. L’istituto da me diretto allora si è comportato esattamente allo stesso modo, ha rispettato la volontà di tutta la comunità”. Poi, specificò: “Premetto che io non sono credente”.

Alessandro Giuliani

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