Mentre esplode la polemica sull’esposizione del Crocefisso nelle aule scolastiche, in Emilia Romagna (regione – sia detto per inciso – storicamente "rossa") non hanno dubbi: il simbolo supremo della cristianità va sicuramente esposto nei locali scolastici.
A ricordarlo ai dirigenti scolastici è stato addirittura il direttore scolastico regionale Emanuele Barbieri, che per molti anni è stato anche segretario nazionale della Cgilscuola.
Per la verità il direttore Barbieri si è limitato a girare alle scuole un parere della Avvocatura dello Stato di Bologna, ma la notizia è ugualmente interessante.
Quest’estate, precisamente il 16 luglio, in risposta ad un quesito di una scuola della regione, l’Avvocatura dello Stato di Bologna aveva emesso un parere molto articolato che si conclude con due punti fermi:
1) le disposizioni che prevedono l’affissione del Crocefisso nelle aree scolastiche vanno ritenute ancora in vigore;
2) l’affissione del Crocefisso va ritenuta non lesiva del principio di libertà religiosa.
Come è noto, le norme tuttora in vigore alle quali fa riferimento l’Avvocatura dello Stato risalgono ad un regio decreto del 1924 e al successivo Regolamento del 1928.
In realtà – è questa la tesi dell’Avvocatura bolognese – le norme concordatarie del 1929 (e cioè i Patti Lateranensi) non entravano affatto nel merito della questione dell’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche e dunque non mettevano in discussione le norme del 1924 e del 1928.
D’altronde le modifiche al Concordato apportate nel 1985 all’epoca del Governo Craxi regolamentavano solo la questione dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali e non altro.
Il parere è decisamente interessante e sembra in un certo senso avvalorare la tesi di coloro (e sono ogni giorno più numerosi) che sostengono che non bisogna tanto togliere i simboli della religione cristiana dalle aule scolastiche, quanto piuttosto aggiungere quelli delle altre confessioni di fatto ormai sono presenti in molte realtà.