Togliere il crocifisso dalle classi? Per il ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, non è all’ordine del giorno della sua attività di governo: “Non ho mai detto di togliere il crocifisso dalle classi – ha detto in un’intervista alla Tecnica della Scuola – “È una di quelle cose che hanno a che vedere con il dibattito isterico di questo Paese: a fronte di una domanda insistente, mi sono limitato a dire che credo in una scuola laica e sulle pareti mi piacerebbe vedere riferimenti alla Costituzione e allo sviluppo sostenibile”.
La presenza del crocifisso nelle aule scolastiche risale all’art. 118 del Regio decreto del 30 aprile 1924, n. 965, e dal Regio decreto del 26 aprile 1928, n. 1297: entrambi non sono mai abrogati e riguardano, rispettivamente, le scuole elementari e medie, in particolare riferendosi agli arredi scolastici delle aule, dove il crocifisso figura insieme con il ritratto del re d’Italia (con la Repubblica, aggiornato con il ritratto del presidente).
Invece, non ci sono chiare indicazioni normative per le scuole materne, superiori ed università.
Nel corso degli anni, i tribunali civili si sono detti non competenti a giudicare in materia: poiché le indicazioni del Miur non sono vere e proprie leggi civili, ma provvedimenti interni alla scuola, la competenza, dunque spetta ai vari tribunali amministrativi.
Tuttavia, il Consiglio di Stato si è pronunciato a favore della presenza del crocifisso nelle aule con un doppio parere: uno del 1988 e uno del 2006.
E anche la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, con una sentenza definitiva, nel 2011 sancì che il crocifisso poteva restare affisso nelle aule delle scuole pubbliche italiane.
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