USB SCUOLA
Bello e partecipato, con 10.000 persone per le vie della capitale, il corteo nazionale organizzato oggi in occasione dello sciopero della Scuola, proclamato dall’USB insieme ad altre sigle sindacali alternative. Tutti in piazza contro la modificazione genetica che il Governo Renzi vorrebbe imprimere alla scuola, trasformandola dalla scuola della Repubblica nata dalla Resistenza che ha battuto il nazifascismo, nella scuola dei padroni, da cui si espellono i lavoratori, che hanno conquistato il posto con anni di studio e preparazione, ed i loro figli, che al massimo potranno essere addestrati a diventare i nuovi schiavi.
Centinaia di lavoratori ex-Lsu hanno manifestato sempre a Roma davanti al MIUR, dove hanno incontrato il Capo segreteria del Sottosegretario Faraone, Marco Campione, e il Direttore generale del Bilancio, Iacopo Greco, ai quali hanno rappresentato tutte le problematiche ed i malfunzionamenti degli appalti. Vista la prossima scadenza del progetto “scuole belle”, i lavoratori hanno chiesto di trovare vere e idonee soluzioni occupazionali, con la reinternalizzazione del servizio e l’assunzione Ata degli ex Lsu. I rappresentanti del MIUR si sono riservati gli opportuni riscontri in previsione di successivi incontri.
La forte partecipazione a questa giornata di lotta segna una svolta all’interno scuola, verso la costruzione di un concreto movimento unitario di opposizione con cui dovranno fare i conti tutti, a partire dal Governo. Un risultato che è stato preceduto e costruito attraverso le tante assemblee che si sono svolte nelle scuole d’Italia, dove c’è stato un dibattito vero e aperto nel quale si sono confrontate piattaforme alternative: tra chi rifiuta in blocco il Ddl Scuola e continuerà a contrastarlo e chi, come Cgil Cisl Uil Snals e Gilda si appresta ad accettarlo con irrisorie modifiche.
Ora questa piattaforma dovrà trasformarsi nella base della lotta che, oltre alla stabilizzazione vera di tutti i precari, compresi gli esternalizzati, dovrà puntare alla restituzione degli organici tagliati dalla Gelmini e ad un loro aumento sulla base della crescita degli studenti degli ultimi 10 anni, presupposto materiale per una reale possibilità d’accesso dei figli lavoratori all’istruzione.
La giornata odierna di sciopero e di lotta sta proseguendo nel pomeriggio, con il presidio unitario in corso dalle ore 15.00 a Roma, in Piazza di Montecitorio.
CUB-SUR
Oggi, 24 aprile 2015 i lavoratori della scuola si sono mobilitati contro il ddl Renzi conosciuto come “la buona scuola”, aderendo allo sciopero indetto dalla CUB-SUR e da altri sindacati. Sottolineiamo che si è mossa la parte più consapevole della categoria, quella che già a partire dal documento “la buona scuola” del settembre 2014 aveva individuato in esso un organico piano reazionario, teso a stravolgere la scuola pubblica e a mutarne la natura; perciò troviamo incomprensibile che qualche sindacato di base abbia inteso distinguersi e non partecipare.
Consideriamo lo sciopero odierno il primo passo di una battaglia che dovrà continuare sino al ritiro del Ddl e al contemporaneo scorporo dei provvedimenti di assunzione per i precari su tutti i posti disponibili, anche in organico di fatto. Pensiamo infatti che il ddl in questione non sia emendabile a causa del suo impianto fortemente regressivo, autoritario, aziendalista e perciò molto lontano da quello che dovrebbe essere una scuola davvero buona, collaborativa e in grado di formare coscienze critiche: una scuola che segua l’art. 3 della nostra Costituzione e quindi rimuova le diseguaglianze invece di accentuarle come si propone di fare il governo Renzi.
Ribadiamo la necessità che qualunque intervento sulla scuola tenga conto della reale condizione di chi fa la scuola: al di là dei falsi annunci di Renzi noi pretendiamo scuole che siano davvero belle, sicure e accoglienti per il personale e gli studenti; rivendichiamo inoltre salari adeguati alla media europea e protestiamo per un blocco stipendiale che dura ormai dall’anno 2007.
Con lo sciopero di oggi apriamo la prima crepa nel muro di bugie sulle quali il premier ha costruito consenso attorno alle sue proposte. Si tratta ora di allargare questa crepa e noi faremo la nostra parte in ogni futura mobilitazione. Invitiamo tutto il personale ad agire scuola per scuola e a far crescere la mobilitazione coinvolgendo anche studenti e famiglie. Ricordiamo che i prossimi appuntamenti sono lo sciopero contro le ridicole prove Invalsi (uno dei tasselli fondamentali della scuola competitiva disegnata nel ddl Renzi) nei giorni 5, 9, 12 maggio e che, in particolare, il 5 maggio sarà l’occasione per mostrare la forza del nostro dissenso facendo chiudere tutte le scuole.
Nessun cedimento sinché non raggiungeremo i nostri obiettivi: il ritiro del ddl e la formulazione di un piano straordinario di assunzione dei colleghi precari su tutti i posti disponibili!
UNICOBAS
La manifestazione nazionale di Roma per lo sciopero del 24 Aprile, è stata incontestabilmente la prima risposta di massa, forte e puntuale, al DdL Renzi, una risposta secca, vera, senza se e senza ma, radicale e priva di compromessi costruita da chi non ha mai collaborato alla distruzione della scuola pubblica ed allo svilimento della funzione docente.
Il nostro sciopero – sin da quando è stato proclamato – e la rabbia della categoria hanno costretto a muoversi anche Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda, fermi fino ad una settimana fa alla sola astensione dalle ‘attività aggiuntive’. Ma il 5 Maggio sarà vero sciopero? Come dice il comunicato dei Confederali, si tratta di ‘una decisione presa a sostegno delle richieste di modifica al ddl di riforma della scuola all’esame delle Camere’. In sostanza, i vecchi “sindacatoni” tiepidi e compromessi, chiedono solo la cancellazione dell’art. 12 del DdL-Scuola (che impedisce la nomina dei precari che hanno già 36 mesi di supplenza alle spalle), la ‘ricontrattualizzazione’ degli istituti da trasformare in riserva di legge (“premialità”, etc.) e la riapertura delle trattative contrattuali, lasciando intonse la maggior parte delle 13 deleghe al Governo per lo stravolgimento dello stato giuridico e della scuola di tutti. I ‘rumors’ degli ultimi giorni sul presunto ‘ammorbidimento’ del ddl confermano che sui punti-cardine della sua operazione Renzi non intende mollare. Qualsiasi mediazione non cancellerebbe il fatto che, qualora il DdL passasse, quelle di quest’anno diventerebbero le ultime domande di trasferimento libere a memoria d’uomo. I neo-assunti finirebbero tutti in un ‘ruolo’ regionale, all’interno del quale potrebbero scegliere solo un ambito ed un ‘albo’ territoriale, come gli insegnanti di religione che operano nei limiti di una diocesi. Dovrebbero quindi fare la ‘questua’ dai dirigenti scolastici di quella ‘rete di scuole’ per ottenere un incarico di durata triennale che, se non riconfermato, obbligherà al ritorno nel ‘limbo’. Non tutti potrebbero venire ‘scelti’, una parte rimarrebbe a disposizione sull’intero territorio a fare solo supplenze e sostituzioni. Quanti sono già in servizio da anni, pur conservando il posto attuale, verrebbero inseriti comunque nell’albo territoriale e se dovessero chiedere trasferimento o risultassero perdenti posto, sarebbero obbligati alla stessa trafila dei neo-assunti. Ogni dirigente avrebbe mano totalmente libera nello scegliere le persone di sua fiducia, premiandole o penalizzandole come meglio crede, anche se venisse affiancato da un ‘comitato’ di propria nomina o dal Consiglio di Istituto (con l’aggravante del condizionamento della scelta anche da parte dei genitori), senza criteri né vincolo alcuno di graduatoria e spazzando via tutti i diritti acquisiti (chiamata diretta). I docenti diventerebbero gli unici nel settore pubblico (e non solo) a non avere più diritto alla titolarità sul posto di lavoro, che invece gli Ata manterrebbero. Perciò, se il DdL non viene ritirato, la mobilità dei docenti verrà comunque decontrattualizzata. La differenza salta agli occhi: per quanto riguarda l’Unicobas, l’Anief e l’Usb, promotori della protesta odierna, il DdL è inemendabile ed irricevibile, perché, ruotando tutto intorno alla figura del dirigente-padrone (che ‘valuta’ e retribuisce discrezionalmente, incarica direttamente i suoi docenti ‘preferiti’ destinando gli altri a rimanere senza titolarità, al tappabuchismo ed alle supplenze) trasforma la scuola pubblica in un succedaneo dei diplomifici privati, né svenderemo la lotta per 5 euro di ‘indennità di vacanza contrattuale’. Noi restiamo convinti che il Governo ancora si vorrebbe limitare a modifiche di facciata per poi blindare comunque il testo, specie dopo l’abbinamento della riforma al documento di economia e finanza.
Il DdL 2994 lo vorrebbero far passare con pochissime modifiche, ma la manifestazione di oggi e gli innumerevoli flash-mob di ieri gli rendono tutto molto più difficile, perché dimostrano che la categoria è affatto incline ad accontentarsi di mere modifiche e ‘aggiustamenti’. Quelli che, appunto, contava di fare fino a quando in campo c’erano solo Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda. Con la manifestazione di oggi s’apre invece la vera partita sulla scuola: le innumerevoli adesioni allo sciopero, le tante scuole chiuse integralmente per uno sciopero del sindacalismo di base, hanno aperto una strada nuova che non consente più svendite. La ‘nave’ va, e non si fermerà. Per questo ripetiamo che la lotta è solo all’inizio. Intanto diamo indicazione di bloccare i test Invalsi nelle scuole Primarie il 5 (italiano) ed il 6 di Maggio (matematica), poi bloccheremo la scuola-quiz nelle Superiori il 12: giornata nella quale occorre recuperare gli studenti. Nei prossimi giorni valuteremo, a seconda degli scenari, altre iniziative.
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