Stentavo a crederci, pensavo di avere capito male, avrei voluto che qualcuno mi desse un pizzicotto per svegliarmi. Ma non era un incubo quello che pensavo di attraversare, ma un bellissimo sogno. Solo che, per fortuna, non di sogno si trattava ma di pura realtà: testimone mia moglie distesa accanto a me su una spiaggia assolata di inizio luglio. Anche lei aveva sentito le stesse parole. Le aveva pronunciate una simpatica ragazzetta di una quindicina d’anni, rivolgendosi a una signora appena riconosciuta, tra un cappello di paglia e gli occhiali da sole: “professoressa, buongiorno, come sta?” Seguono frasi di circostanza e poi , inaudita, la battuta finale che lascia di sasso i presenti: “Ma quando ricomincia la scuola? Mi annoio in vacanza!”
La frase ha il potere di fare scricchiolare il castello di cliché, pregiudizi, luoghi comuni su cui poggia la nostra istituzione scolastica: tra bullismo e prevaricazioni varie, alunni che sparano e accoltellano i docenti, genitori sempre più inferociti contro malcapitati professori e professoresse che non tratterebbero come si deve i loro beneamati rampolli, giornali e tv ci restituiscono una scuola-fortino assediata, con, in più, un’immagine opaca dei docenti che – a detta delle famiglie e di altri improvvisati esperti del settore – non sarebbero in grado di gestire le classi, incapaci di relazionarsi con i ragazzi più difficili. Insomma, una scuola dalla quale si vorrebbe scappare per non tornarci più, altro che averne nostalgia durante le vacanze!
Eppure, basta la frase di una ragazza in spiaggia – che assieme alla famiglia e ad alcuni amici si divertiva al mare – per restituire le giuste proporzioni a ogni cosa: il bullismo, le violenze, gli assalti delle famiglie non sono la regola ma l’eccezione. La regola è data dalla frase “Ma quando ricomincia la scuola? Mi annoio in vacanza!”, che esprime tutto un mondo: la voglia di stare con i compagni e i professori, la gioia e il “divertimento” di trascorrere insieme buona parte della giornata, tra lezioni e ricreazione, momenti di lavoro e di svago, con le piccole beghe tra compagni e gruppetti della classe, ma anche con le grandi storie di amicizia e gli amori che nascono tra i banchi di scuola, le ansie e le paure per un compito o un’interrogazione. Insomma, dietro e dentro quella frase c’è la vera vita scolastica, quella che non sentiremo mai raccontata in un TG e non leggeremo mai in un giornale. La scuola reale.
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