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Cronisti del Bene Comune: le voci degli studenti del serale di Salerno

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In un’epoca dominata dalle fake news e dalla comunicazione superficiale, il progetto laboratoriale «Cronisti del Bene Comune» rappresenta un approccio di innovazione nell’educazione alla cittadinanza, lungo le scuole dal nord al sud.

Ideato da Benedetta Cosmi, giornalista e opinionista, e da Maurizio Braggion,

docente ed esperto trentennale di giornalismo scolastico, che lo coordina, il progetto mira a promuovere il senso di comunità e la responsabilità sociale attraverso il giornalismo costruttivo, un tipo di «giornalismo che prende a cuore un problema e lo segue nel tempo fino alla sua risoluzione» come cita il direttore del Corriere della sera Luciano Fontana nella prefazione a «Il Bene Comune» il saggio da cui ha preso forma il laboratorio.

L’iniziativa, nata appunto nel 2020 durante il lockdown e ispirata al saggio di Cosmi «Il bene comune. Dove spingere lo sguardo della politica», ha già coinvolto decine di scuole italiane di primo e secondo grado, ma da due anni ha scelto un focus ancora più raro trovando una particolare adesione presso l’Istituto Santa Caterina-Amendola di Salerno uno di quegli istituti serali che fanno il miracolo ma di cui si parla pochissimo. l’Istituto ha partecipato anche con l’attuale quinta nel corso dell’anno passato, durante gli incontri erano stati, tra l’altro, commentati i corsivi del «Corriere della Sera» di Benedetta Cosmi e al fianco prodotti dagli studenti testi e infografiche.

A marzo si tiene il primo incontro con gli studenti delle classi terza e quarta, in presenza guidati dalla docente Stefania Lardieri e in un collegamento con Milano e Genova. Braggion parla agli studenti del progetto, condivide le sue esperienze nel campo del giornalismo scolastico e accenna a un articolo d’opinione del «Corriere», dal titolo: «Diciottenni italiani possono votare ma non candidarsi». Il testo, con la condivisione ad alta voce, offre lo spunto per una discussione vivace e stimolante sulle limitazioni e le comparazioni tra i giovani italiani e stranieri in termini di partecipazione politica. Cosmi chiede agli studenti under 25 anni (il range di età va dai 19 ai 40) di alzarsi. Subito dopo dice: «A torto o a ragione, loro otto non potranno essere candidati all’Europarlamento. Però, i loro coetanei di quasi tutti i Paesi europei sì… non possono perché sono under 25 che vivono in Italia. Se dovessero trasferirsi, potrebbero essere candidati, perché hanno comunque la cittadinanza europea. Chi aveva 18 anni nel 2019 rimarrà tagliato fuori dall’elettorato passivo per due campagne elettorali. Sette anni sono tanti!».

Tra gli intervenuti, Francesco dice: «Secondo me, l’Italia è un paese che ha paura dei giovani».

Dopo Francesco conosciamo Marina, la sua storia incarna perfettamente lo spirito del progetto. Nata in Russia, da padre russo e madre ucraina, possiede entrambe le cittadinanze. Cresciuta tra due culture, ha una formazione artistica, avendo studiato scultura e pittura in Ucraina, dove si è diplomata. La DAD le permette di conciliare lavoro e famiglia. Aspira a diventare interprete. La sua storia evidenzia il valore dell’integrazione culturale e dell’istruzione come mezzo per superare le barriere e cogliere nuove opportunità.

Belle le parole della docente Lardieri: «Ora siete voi i responsabili del vostro percorso di apprendimento. Non c’è nessuna legge che vi obbliga a frequentare o a studiare per forza. Esiste un rapporto diverso tra docente e alunno».

«Cronisti del Bene Comune» è l’importanza dell’impegno civico come strumento per la crescita personale e collettiva. La scuola serale che non si limita a offrire un’istruzione formale ma è in grado di restituire agli studenti il diritto allo studio in alcuni casi, restituisce qualcosa a coloro i quali era stato negato o interrotto.

Questo aspetto evidenzia come l’istruzione serale se offre una seconda possibilità a chi, per varie ragioni, si è allontanato dal percorso scolastico tradizionale, funge anche da ponte culturale e sociale, promuovendo un ambiente di apprendimento ricco e inclusivo e valorizzando le diverse esperienze di vita degli alunni così da facilitare l’integrazione di studenti provenienti da diverse realtà.

Interessante a riguardo la storia di Rosemarle, una studentessa venezuelana laureata in informatica, che accenna al suo percorso di integrazione e sottolinea il valore del riconoscimento delle qualifiche internazionali nell’Unione Europea (nel suo caso la laurea venezuelana riconosciuta dalla Spagna). La sua esperienza (frequenta il serale soltanto per migliorare la lingua) mette in evidenza l’importanza di politiche educative che facilitino l’integrazione e valorizzino le competenze acquisite all’estero.

La riflessione si allarga poi alle tematiche di mobilità e sicurezza, con particolare attenzione alla problematica dei trasporti pubblici, come illustrato da Federica, studentessa di Sarno, che porta alla luce le sfide quotidiane nel raggiungere la scuola e il posto di lavoro con la ferrovia Circumvesuviana. Le parole di Federica hanno sollecitato un dibattito sull’urgenza di servizi di trasporto più frequenti, sicuri ed efficienti. Non c’è solo una necessità logistica, ma anche un diritto fondamentale di accesso all’istruzione e al lavoro da tutelare.

Sul tema dei «Neet» e del disagio studentesco uno studente ritiene necessaria la presenza nelle scuole di uno psicologo, come in altri paesi europei, per supportare i ragazzi nei periodi di difficoltà, la cui conseguenza è spesso l’abbandono degli studi.

La riflessione si estende al ruolo della tecnologia e dell’innovazione nel promuovere il bene comune, con l’idea di intervistare gli studenti di un istituto di Bolzano su un progetto innovativo di robotica che utilizza l’intelligenza artificiale per leggere le emozioni e comunicare con empatia.

Ci sembra interessante riportare a questo punto uno stralcio di un bel testo di Roberto, studente di quinta del serale di Salerno, che ha partecipato al progetto «Cronisti del Bene Comune». La sua testimonianza offre uno sguardo personale e critico sul sistema educativo e sulla società.

Scuola perché mi hai lasciato?

«Il nostro rapporto è stato complicato fin dall’inizio. Forse era colpa mia, o forse eri tu che non mi capivi. Non era facile per me accettare i tuoi dogmi, le tue regole, le tue richieste. E poi… facevi così con tutte e tutti.

Mi sentivo in colpa perché pensavo di essere diverso, perché non mi adattavo perfettamente a ciò che volevi da me. Ma poi ho capito che non ero io il problema, ma tu. Se hai perso il tuo appeal è perché non hai saputo amarmi. Ho smesso di rincorrerti, di giustificarti dopo tutte le violenze psicologiche subite.

Sempre a sentirmi colpevole, a dirmi: “Non metterò più l’irriverente gonna corta della conoscenza. Non guarderò più le copertine degli altri libri, di Bukowski, Kerouac, Fante, Terzani”. Ma non ce l’ho fatta. Per fortuna ho preferito lasciarti allora (per ritornarci anni dopo al serale).

Come studente, mi sono sempre sentito inadeguato e incapace di seguire il metodo tradizionale di apprendimento imposto dalla scuola. Mi sono reso conto che non ero solo in questa situazione, ma che molti altri studenti si sentivano come me: emarginati e privati della possibilità di esprimere appieno le proprie potenzialità.

La scuola dovrebbe essere un luogo dove la creatività, l’immaginazione e la curiosità sono incoraggiate e coltivate, invece di essere soffocate dalla necessità di imparare a memoria dati e nozioni. Nonostante abbia lasciato la scuola per molti anni, non ho mai abbandonato abitudini come leggere, informarmi, approfondire argomenti, dibattere, discutere ma soprattutto ascoltare persone più esperte di me, nei campi della letteratura, della poesia, politica, architettura, musica ed arte in generale.

Ho cercato di trovare il mio percorso, di seguire le mie passioni e di costruire una vita che avrebbe valore per me stesso e per gli altri. La scuola serale è stata una possibilità per riprendere quel percorso interrotto, per trovare nuove motivazioni e per riscoprire il piacere dell’apprendimento.

È importante che la scuola offra a tutti gli studenti l’opportunità di esprimersi, di sviluppare il proprio potenziale e di trovare la propria strada.

Dobbiamo valorizzare ogni voce, ogni talento, ogni passione. Solo così potremo costruire una società più giusta, inclusiva e solidale.»

Il progetto «Cronisti del Bene Comune», realizzato gratuitamente per le scuole, rappresenta un modello di educazione capace di valorizzare il ruolo degli studenti come protagonisti del loro apprendimento e cittadini attivi. Ispirandosi alla filosofia educativa di don Lorenzo Milani, mette al centro gli studenti e le loro capacità di partecipare attivamente alla società. Attraverso il giornalismo scolastico, gli alunni sviluppano competenze linguistiche, comunicative e di pensiero critico, rafforzando il loro ruolo di cittadini attivi e consapevoli.

Un altro punto di forza è la capacità di adattarsi ai contesti e alle esigenze locali.

Facendo un bilancio dell’esperienza, «Cronisti del Bene Comune» rappresenta un ulteriore esempio di come l’educazione possa essere strumento di cambiamento sociale. Attraverso il giornalismo scolastico, gli studenti acquisiscono anche nuove competenze, ma sviluppano soprattutto una maggiore consapevolezza del loro ruolo nella società e del potere di influenzare positivamente il mondo che li circonda.

Il futuro del progetto: con l’espansione dell’iniziativa ad altre scuole e la continua evoluzione delle sue attività, sempre più studenti avranno l’opportunità di diventare cronisti del loro bene comune, contribuendo alla costruzione di una società più giusta, che passa anche da una scuola (più giusta).

Maurizio Braggion