Infatti, sulla base del dossier diffuso si viene a spere che ogni norvegese investe (!), ogni anno per gli atenei 731 euro, lo svedese 660, il tedesco 304, lo spagnolo 157 euro e il francese 303, ma ogni italiano appena 109 euro, meno il 14% negli ultimi 14 anni.
Garantire lo sviluppo con questi numeri appare quindi quantomeno strambo e azzardato: lo sostiene Stefano Paleari, Segretario Generale Crui e Rettore dell’Università di Bergamo, in una intervista a La Stampa, e aggiunge: “E quando si chiede il ripristino dei 300 milioni mancanti, si chiede di fatto di passare da 109 a 114 euro per cittadino”.
Basterebbe dunque un investimento in più di 5 euro per cittadino, col quale, anche se “continueremmo comunque a essere il fanalino di coda dell’Unione, almeno riusciremmo ad arrestare la frana che si sta abbattendo sul nostro sistema dell’Università e della ricerca.”
Eppure, come dice esplicitamente le Conclusioni del Consiglio dell’Unione Europea del 26 novembre 2012 su Istruzione e Formazione nella strategia Europa 2020: “L’istruzione e la formazione costituiscono una componente fondamentale dello sviluppo economico e della competitività, i quali a loro volta sono essenziali per la creazione di nuovi posti di lavoro”.
E infatti questi mancati investimenti sono anche fra le cause dell’emigrazione intellettuale dei laureati italiani, “perché i mancati investimenti comportano: la mancanza di sbocchi professionali nella ricerca a causa dei vincoli sul turnover; l’impossibilità di ottenere validi contratti di ricerca anche in molti Atenei stranieri; differenziali di retribuzione per le fasce di accesso ai ruoli che possono arrivare anche al 50-70% in più di quanto percepito in Italia.”
E tutto ciò comporta pure la diminuzione di iscritti.
Secondo elaborazioni Fondazione Hume sul dossier della European University Association, l’unico dato negativo tra i 12 principali Paesi si rileva proprio in Italia con una perdita di studenti del -8,8% dal 2008 al 2012. Come sempre, le punte positive sono di Paesi come Danimarca (+ 23,6%), Germania (+23,5%), Austria (+23,3%). La Spagna ci supera con un valore positivo del 4,5%.”
Tre le proposte della Crui: “Rendere le rette universitarie detraibili fiscalmente con un presidio sul diritto allo studio; favorire la mobilità anche temporanea dei docenti; incentivare i dottorandi migliori offrendo un posto di ricercatore a tempo determinato in una università italiana.”
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