Sulla decisione del governo di fare rientrare in presenza gli studenti delle superiori, è durissima la presa di posizione della Lega nei confronti del governo e del Cts che ha avallato la decisione nel confronto odierno con alcuni ministri che chiedevano spiegazioni. Matteo Salvini, in particolare, elenca tutte le opere incompiute nelle scuole che, a suo dire, lascerebbero ancora ampi margini di rischio contagio.
Il leader leghista ha posto una serie di domande provocatorie. “Tornare a scuola da domani? Ma cosa è cambiato rispetto a un mese fa nelle nostre scuole? Hanno potenziato abbastanza i trasporti pubblici? No. Hanno dimezzato il numero degli alunni per classe? No”.
La preoccupazione è soprattutto per le classi numerose, sopra i 27-28 alunni, che nel biennio delle superiori sono molte: un dato di fatto che, però, viene “risolto” con la presenza a scuola – almeno in questa fase – di non oltre il 75% di studenti.
Salvini, però, argomenta anche molto altro: “Hanno assunto gli insegnanti precari da troppi anni? No. Hanno installato gli impianti di aerazione nelle classi? No. Hanno effettuato a tappeto tamponi rapidi nelle scuole? No. Hanno acquistato i termoscanner, invece dei banchi a rotelle? No”.
Salvini, infine, chiede “sulla base di cosa, quindi, ci dicono che ora ci sono condizioni di sicurezza per studenti e insegnanti, se non è stato fatto nulla?”.
Per il segretario del Carroccio, insomma, non ci siamo. Anche se il suo partito ha sempre spinto per il ritorno in classe. Certo, conclude Salvini, “la Lega vuole una scuola in presenza, ma in sicurezza”.
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