In Italia e in molti altri Paesi d’Europa e del mondo cresce il numero dei giovani decisi a superare la banalità delle solite vacanze “mare, sole e divertimenti” e alla ricerca di vacanze alternative e significative per la loro crescita umana. A Cuba, questo problema è stato superato da tempo. Nell’isola caraibica i ragazzi e le ragazze già da molto tempo sono felicemente inquadrati nelle “Brigate studentesche del lavoro”, gruppi creati a fini pacifici – ancorché il loro nome evochi eserciti e battaglie – da Che Guevara nel 1959. Oggi ne fanno parte più di un milione di giovani, studenti di ogni ordine e grado, che alla fine dell’anno scolastico si riuniscono in vari gruppi di volontariato e campi di lavoro da Nord a Sud del Paese. È proprio così, “lavoro volontario”, che si chiama da circa cinquant’anni l’iniziativa voluta dal mitico Comandante, il cui scopo è coinvolgere le forze giovani nella cura della Nazione. La formula non è mai stata obbligatoria, ma dal 1959 ad ora, finite le lezioni, migliaia di studenti cubani danno vita a tutta una serie di cantieri estivi per ripulire la loro scuola e i quartieri degradati delle città. Non solo, altri gruppi di studenti lasciano i centri urbani per recarsi ad aiutare i contadini nel lavoro dei campi. Altri ancora, infine, si dedicano all’organizzazione di feste e animazioni varie per allietare l’estate di bambini e anziani. Insomma, un vero e proprio reticolo di solidarietà orizzontale e verticale tra gruppi sociali e generazioni che fa da collante alla vita del Paese.