I lettori ci scrivono

Culpa in vigilando e libertà di insegnamento

Sulla vicenda (a dir poco eclatante) della prof.ssa sospesa per “culpa in vigilando”, sebbene intervenga in lieve ritardo, vorrei provare ad esporre le mie opinioni.

In primo luogo, se l’imputazione ascritta alla docente è quella di aver impedito un “reato”, vale a dire la diffamazione di un ministro, in seguito ad una sorta di “reductio ad Hitlerum” di Salvini, io mi chiedo come mai non siano stati puniti o perseguiti anche gli allievi ed i loro genitori per i medesimi motivi. Invece, mi risulta che sia stata penalizzata soltanto l’insegnante, in quanto responsabile della vigilanza in aula. Detto ciò, mi domando come sia possibile pretendere dai docenti tutto ed il contrario di tutto.

Noi insegnanti dobbiamo sorvegliare, ovvero censurare, ma nel contempo istruire ed educare, stimolare ed indurre gli studenti alla creatività, al libero pensiero, alla ricerca ed allo spirito critico, per poi soffocarli, se gli esiti non risultano graditi ad estranei ed esterni. In altri termini, siamo impazziti.

Oggi, nella migliore delle ipotesi, gli insegnanti vengono obbligati ad essere una sorta di “badanti” degli alunni, o somministratori ed addestratori di quiz, nella peggiore ipotesi. Ma, francamente, non so stabilire quale sia la peggiore o migliore tra le due mansioni, che poi corrispondono ad una realtà effettiva, quanto avvilente e frustrante. Invece, un dato è certo, fermo ed innegabile: la tanto decantata, osannata libertà didattica, ormai è andata in malora, a farsi benedire.

Con buona pace dei defunti “padri costituenti”, ma pure dei vari psicologi, pedagogisti, teorici ed opinionisti da salotti televisivi.

Lucio Garofalo

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