Cultura e lingua italiana nel mondo: è emergenza

L’on. Fabio Porta, presentatore assieme ai colleghi di gruppo Bucchino, Farina, Fedi e Garavini, di un’interrogazione al Ministro degli Esteri, chiede un intervento immediato per reintegrare almeno i livelli di offerta toccati nello scorso anno formativo.
“Il tempo sta diventando drammaticamente breve per evitare che l’offerta di lingua e cultura italiana nel mondo subisca un colpo irrimediabile. A seguito di notizie e sollecitazioni che provengono da ogni parte del mondo, e in particolare dall’America Latina, ho richiamato l’attenzione del Ministro”, dice l’on. Fabio Porta, “su due aspetti centrali. Il primo riguarda l’insufficienza delle risorse necessarie per garantire non dico un’offerta ottimale, ma almeno la difesa dei livelli minimi di integrazione e di svolgimento dei corsi rispetto alle esigenze di un’utenza già acquisita negli anni passati.
Il secondo è la richiesta di una modulazione dei criteri di intervento in forma più elastica e adatta alle diverse realtà esistenti nel mondo. Se può essere considerata giusta la priorità assunta per il sostegno dei corsi integrati nelle realtà scolastiche locali, la totale esclusione del finanziamento dei corsi per adulti sta producendo conseguenze pesantissime in situazioni, come quella dell’America meridionale e dell’Australia, dove questo tipo di corsi rappresenta un elemento strutturale dell’intero sistema.
Deve essere chiaro che la condizione perché la barca sia rimessa sulla linea di galleggiamento è quello di un intervento straordinario, qui e subito. Fare riferimento a provvedimenti proiettati nel futuro, sia pure prossimo, concretamente significa non riuscire ad impedire che salti una parte non residuale degli impegni da assumere con le autorità scolastiche locali, che centinaia di corsi chiudano, che migliaia di utenti faticosamente raccolti si disperdano.
Nella sola Svizzera, ad esempio, rischiano di chiudere circa 400 corsi; in Brasile la FECISBEF, che organizzava attività per circa 25.000 studenti, ha dovuto ridurre il bacino di utenza della metà; a Buenos Aires la FELCI ha dovuto ridurre di un quarto il servizio per i ragazzi della scuola dell’obbligo; nel Rio Grande do Sul rischia di serrare i battenti per ragioni di ordine amministrativo l’ACIRS, l’ente che organizza da vent’anni corsi di lingua italiana, lasciando senza offerta formativa i suoi 14.000 studenti. E si tratta solo di pochi esempi.
Siamo di fronte, ormai, ad una situazione di assoluta emergenza, che può essere affrontata solo con scelte e risorse di emergenza. Mi rivolgo agli altri colleghi eletti all’estero, ai rappresentanti degli organismi di rappresentanza e degli enti gestori, alle reti associative esistenti affinché – tutti insieme – facciamo sentire una sola voce di allarme e di urgenza per le sorti dell’offerta di lingua italiana nel mondo, prima che sia troppo tardi”.

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