Nella rete internet c’è tanta aggressività verbale e “cattiveria”. A produrla sono anche gli adulti e l’unico modo per combattere questa cultura dell’odio, che corre soprattutto sui social media, è quello di “intervenire grazie alla scuola e con l’educazione sui nostri studenti”: solo così si potranno “costruire generazioni migliori”. A dirlo è stata la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, nel corso del Safer Internet Day 2020 “Together for a better internet”, svolto l’11 febbraio al Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa a Napoli.
“Ho visto anche sulla mia pelle, per certi versi, quanto forte possa essere l’aggressività verbale ed è proprio per questo motivo che voglio intervenire perché il problema non è solo degli studenti ma anche degli adulti”, ha detto Azzolina.
La titolare del Miur ha detto che nei suoi confronti “ci sono state minacce e insulti pesanti: però, è chiaro, sono esposta pubblicamente perché sono un politico”, ha sottolineato Azzolina.
“A volte vorrei guardare negli occhi chi scrive certe cose e capire se avesse poi il coraggio di ripeterle de visu“, ha poi tenuto a dire la ministra.
Nella stessa giornata, l’Unicef ha comunicato i risultati di un sondaggio, svolto tramite la piattaforma U-Report, al quale hanno risposto ben 170 mila giovani di 30 paesi: i risultati dicono che uno studente su cinque salta scuola a causa del cyberbullismo, uno su tre ne è vittima e il 71% subisce sui social.
Alle vittime di offese e aggressività in rete, la nostra ministra dell’Istruzione consiglia di “essere molto forti, perché dietro a chi fa più rumore spesso c’è una massa silenziosa di persone che ti scrivono in privato e ti dicono ‘vai avanti perché stai facendo bene'”.
Francesco Samengo, presidente dell’Unicef Italia, ha detto che “in un mondo digitale, la violenza che i bambini affrontano nelle loro case, scuole e comunità è spesso amplificata da sms, foto, video, email, chat e social media. A differenza del bullismo esercitato di persona, il cyberbullismo può raggiungere la vittima dovunque, in qualsiasi momento, spesso lasciando il bambino bullizzato in uno stato di ansia costante”.
L’aumento del cyberbullismo riflette la rapida espansione dell’accesso dei bambini e dei giovani a internet. In sette Paesi europei, la percentuale di bambini e adolescenti tra gli 11 e i 16 anni esposti a cyberbullismo è aumentata dal 7 al 12% tra il 2010 e il 2014.
Intanto, però, tra gli adolescenti cominciano a fare effetto le campagne sull’uso consapevole della Rete. La percezione dei rischi sale: ad esempio, 9 su 10 si dicono infastiditi quando, navigando, s’imbattono in episodi di cyberbullismo.
Tuttavia, sebbene possa confortare che quasi 4 su 5 li segnalino o ne parlino con gli adulti, non si può trascurare che circa 1 su 5 non intervenga o, in casi peggiori, aiuti il contenuto ad essere più virale tramite like o condivisioni.
I dati sono quelli di una ricerca condotta da Generazioni Connesse – il Safer Internet Center Italiano, coordinato dal MI – e curata da Skuola.net, Università ‘Sapienza’ di Roma e Università di Firenze, alla quale hanno partecipato 5.185 studenti di scuole medie e superiori
Quasi la totalità dei partecipanti alla ricerca (91%) discute o ha discusso con i propri professori di nuove tecnologie: il 34% “spesso”, il 38% “qualche volta”, il 19% “raramente”.
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