Nella giornata mondiale per la sicurezza in Rete, voluta dalla Commissione Europea, facciamo il punto sul cyberbullismo e sulle strategie da adottare per combatterlo.
Partiamo da un dato certo: quello che sono, purtroppo, sempre più frequenti i casi di soprusi tra adolescenti nello spazio virtuale dei social network, utilizzati per diffondere, tramite Internet o cellulare, messaggi, immagini, filmati spregevoli, offensivi nei confronti di un proprio coetaneo.
Si tratta di un fenomeno molto grave, classificato come “cyberbullismo”: è una sorta di un mobbing su internet che in pochissimo tempo porta le vittime a vedere la propria reputazione danneggiata in una comunità molto ampia, anche perché i contenuti, una volta pubblicati, possono riapparire a più riprese su media diversi.
Secondo l’ultimo rapporto dell’Istat tra i ragazzi che usano il cellulare il 5,9% ha denunciato di avere subito almeno una volta azioni diffamatorie tramite i consueti mezzi di socializzazione digitale.
Come riconoscerlo e fronteggiarlo
Il primo passaggio importante è sapere come riconoscere un caso di Cyberbullismo. Spesso infatti il confine tra un comportamento che resta scherzoso e uno percepito come offensivo non è così netto. Il cyberbullismo inizia laddove un individuo si sente importunato, molestato e offeso. Raramente i giovani si rendono conto delle conseguenze delle loro azioni nel momento in cui mettono in rete immagini offensive o le inviano agli amici; spesso lo fanno solo per scherzo, per farsi belli nei confronti del gruppo, della classe.
In altri casi può trattarsi, invece, di azioni mirate intenzionalmente a rovinare la reputazione del proprio compagno di classe o di comitiva.
È molto complicato dunque per genitori ed insegnanti trovare indizi utili per individuare segnali di bullismo digitale.
Spesso i genitori e gli insegnanti ne rimangono a lungo all’oscuro, perché non hanno accesso alla comunicazione in rete degli adolescenti. Pertanto può essere necessario molto tempo prima che un caso venga alla luce.
È fondamentale individuare qualsiasi segnale anche il più debole, mantenendo sempre alta la guardia. Da non sottovalutare per i genitori qualsiasi sintomo: il ragazzo non vuole andare alla gita scolastica, i compagni di scuola non si fanno più vivi, spariscono oggetti come il cellulare.
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Il ruolo della Scuola
A svolgere un ruolo importante nella gestione di questo fenomeno è la scuola, ma soprattutto come ruolo di prevenzione e di diffusione di una cultura contro ogni forma di bullismo per le generazioni future.
Nelle scuole dove si affronta il tema , e dove si assume un atteggiamento chiaro gli alunni trovano infatti più coraggio a parlarne.
È oltremodo importante sapere a chi rivolgersi e fornire indicazioni e processi chiari di chi e come si può essere aiutati.
L’approccio e l’intervento precoce è adottato da Be-Prox (Berne Programme against violence in kindergarten and schools), il programma volto a contrastare la violenza e l’intimidazione nella scuola materna. Tra gli elementi che favoriscono il successo del programma, si possono menzionare gli incontri con i genitori, i metodi per l’elaborazione e l’applicazione di regole e norme di vita a scuola nonché la sorveglianza degli spazi ricreativi.
Da segnalare, a tal proposito, il progetto di prevenzione ed informazione sul cyber bullismo “Off4aday”, lanciato da Samsung e Moige, con il patrocinio della Polizia di Stato: i giovani possono contattare il numero verde gratuito 393.300.90.90 (utilizzando anche i principali strumenti di messaggistica) per richiedere aiuto o avere informazioni e sostegno in queste situazioni difficili.
Cosa fa il Parlamento?
In Italia, purtroppo, non esiste un reato di cyberbullismo né un reato sul bullismo in generale. In Senato, a maggio del 2015, è stato approvato con voto unanime un disegno di legge che è attualmente in esame alla Camera, assegnato alle commissioni riunite di Giustizia e Affari Sociali.
Il ddl mira a mettere dei paletti in una materia ancora troppo nebulosa ma senza assumere posizioni in tema di sanzioni: definisce il fenomeno, le modalità di rimozione delle offese su internet, stabilisce quando deve intervenire il garante della privacy,inserisce la misura di ammonimento in cui il ragazzo accusato è accompagnato dai genitori dal questore, potenzia infine l’educazione e la sensibilizzazione nelle scuole prevedendo un tavolo permanente interministeriale per il contrasto del fenomeno.
Gli altri progetti
Con la speranza che il disegno di legge diventi legge il prima possibile, nel frattempo si stanno muovendo in piena autonomia anche i social network più diffusi.
Facebook ha istituito una procedura di segnalazione e rimozione dei contenuti:l’utente può segnalare qualsiasi tipo di contenuto, dai video alle foto, dai post ai commenti.Basta spiegare quale sia il motivo della segnalazione con maggiori o minori particolari. La segnalazione, infatti, è presa in carico, da una persona reale e non da un algoritmo ed è chi la analizza a decidere se procedere o meno con la rimozione sulla base della policy aziendale.
Anche Twitter, poche settimane fa, ha deciso di inasprire la propria policy sul cyberbullismo, in particolare per i tweet che ricadono sotto la definizione di “cattiva condotta”.
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