Per cyberbullismo si intende un’ampia categoria di comportamenti aggressivi, accomunati da un uso improprio delle tecnologie della comunicazione e dell’informazione:litigi via chat, diffusione online di informazioni denigratorie, pubblicazione di immagini maliziose rubate a scuola sono esperienze entrate a far parte del quotidiano di insegnati, educatori, genitori (e soprattutto dei ragazzi). Si tratta di atteggiamenti che, soprattutto quando vengono assunti da un intero gruppo, possono portare la vittima adolescente alla depressione, a stati psicologici di difficoltà e, talvolta, anche al suicidio, come drammaticamente testimoniano alcuni articoli di cronaca nazionale.
Giulia Mura, dottore di ricerca e psicologa, e Davide Diamantini, docente dell’Università di Milano-Bicocca e vicedirettore del Centro di Ricerca Qua_Si, nel libro “Il cyberbullismo”, edito da Guerini e Associati e in libreria dal 21 marzo, forniscono una serie di spunti di riflessione teorica, accompagnati da indicazioni utili a chiunque debba confrontarsi con questo così diffuso problema.
“Per comprendere meglio le radici di questo fenomeno in rapida crescita è necessario adottare un approccio multidisciplinare che possa fondere conoscenze di ambiti diversi, dalla psicologia alla comunicazione” affermano gli autori del volume, che aggiungono “Oggi diventa fondamentale accompagnare i giovani nel loro percorso di crescita «virtuale», facendo in modo che lo sviluppo delle competenze relative alla tecnologia sia accompagnato da una crescente consapevolezza nell’uso di tali strumenti”.
Nel momento in cui ci si affaccia al mondo di Internet ci si espone a una pratica di scambio non banale, che necessariamente comporta dei rischi. Ecco perché è importante, per tutti coloro che vivono a stretto contato con il mondo dei cosiddetti “nativi digitali”, non sottovalutare la funzione di guida che chi, pur non essendo nativo digitale, deve comunque svolgere.Il confine tra uso improprio e uso intenzionalmente malevolo della tecnologia è sottile, sdrucciolevole: spetta agli adulti aiutare i ragazzi a distinguere tra scherzo e bullismo, tra condivisione e imprudenza, fornendo precisi modelli comportamentali, per prevenire ed evitare conseguenze drammatiche di comportamenti impropri, che possono sfociare nell’illegalità.