“Gli insegnanti vanno ascoltati per almeno 6 mesi, atrimenti si arrabbiano”: lo ha sentenziato Massimo D’Alema, storico leader del centro-sinistra e Presidente del Consiglio alla fine degli anni Novanta.
E come si fa a non essere d’accordo?
D’altra parte di non-ascolto e di insegnanti arrabbiati D’Alema è un grande esperto, tenuto conto che fu proprio durante il suo Governo che il ministro Luigi Berlinguer riuscì nella nobile impresa di far scendere in piazza centinaia di migliaia di insegnanti, pur avendo dalla propria parte i sindacati rappresentativi.
Il cosiddetto “concorsone” per premiare gli insegnanti “più bravi” era stato infatti inserito nel contratto nazionale del 1999, ma quando Berlinguer, pochi mesi dopo, cercò di darne attuazione i docenti si scatenarono.
Probabilmente, già allora, D’Alema si era reso conto che, nella scuola, per fare riforme non basta neppure avere dalla propria parte i sindacati più o meno “amici”.
Il monito di Massimo D’Alema risulta dunque non solo comprensibile ma anche legittimo, perchè basato sull’esperienza diretta.
Sarebbe stato segno di grande capacità di autocritica, se D’Alema avesse anche aggiunto: “Si tratta dello stesso errore che facemmo 15 anni fa e mi sarei aspettato che non si ripetesse”, ma non si può pretendere tutto dalla vita, va bene così.
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