“Nessuno di noi è stato eletto per fare alcune delle cosiddette riforme che il governo ha portato avanti finora”. Così dice Quotidiano nazionale, Alfredo D’Attorre della minoranza Pd.
“Fino alle Europee – spiega D’Attorre – Renzi ha fatto cose positive: gli 80 euro, l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie, il tetto agli stipendi dei manager pubblici. Dopo, ha perso la strada maestra. Sulla scuola. Su Costituzione e legge elettorale. Sul fisco. Per non parlare del lavoro”.
La critica è aspra, ma D’Attorre non lascerà il Partito Democratico: “Legittimo chiedere, legittimo ribadire che io lotto nel mio partito per evitare uno snaturamento definitivo. Non voglio diventare militante di un soggetto di centro che guarda a destra più volentieri che a sinistra. Mi batto per riaprire la prospettiva di un centrosinistra di governo”.
“Io dico – prosegue – che non può essere che il Pd attui una parte del programma che Forza Italia non era riuscita a imporre negli anni scorsi. Toccava a noi demolire l’articolo 18? O dare al preside il potere di scegliersi i docenti? Senza mai riconoscere il valore del confronto con le parti sociali”.
Per l’esponente Pd, “queste cosiddette riforme sono state fatte in contrasto con il programma sul quale siamo stati eletti e senza che questo governo sia nato da una legittimazione popolare diretta”.
Evidentemente, però, tutto questo non basta ancora per lasciare il partito.
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