Il segretario nazionale dell’Unicobas Stefano d’Errico ci ha inviato questo ritratto di Giorgio Israel che pubblichiamo qui integralmente.
È morto Giorgio Israel. A nome dell’Unicobas esprimo cordoglio per la scomparsa di una delle pochissime voci libere, critiche e davvero competenti del mondo accademico italiano in materia di scuola. L’Unicobas non lo scopre oggi: abbiamo assolutamente condiviso sino alle virgole la sua posizione sui vergognosi test Invalsi, espressa anche in una memorabile relazione della quale ci onorò in un articolato convegno da noi organizzato insieme all’Associazione professionale ‘l’AltrascuolA’ il 26 Novembre 2013 presso il Liceo ‘Mamiani’ di Roma, ma ne abbiamo condiviso anche l’idea di istruzione pubblica ed universitaria.
Israel ha tenuto la schiena dritta tutta la vita, offrendo senza remore ideologiche, né brama di fama, incarichi o compensi, il proprio competente aiuto a questo disgraziato Paese, venendo alla fine ritenuto puntualmente molto scomodo da quasi tutti coloro che hanno occupato lo scranno di Viale Trastevere.
Casta politica mascherata secondo canoni di diverso ‘segno’ e colore, pedissequamente dipendente dal pensiero unico, nonché dalle mode e dal ‘politicamente corretto’. Così rese a Luigi Berlinguer la giusta ‘mercede’ ai tempi della dannosissima disposizione (già di marca europea) sulle lauree brevi …altrettanto sul Liceo minimalista, come sul Liceo breve. Poi non evitò certo di rendere pubblico il proprio pensiero sulle trovate morattiane e della Gelmini (capace di amputare il latino ad un ‘nuovo’, quanto del tutto presunto, Liceo Scientifico). Altrettanto nei confronti del bimbo ‘prodigio’, Matteo Renzi, in realtà prodigo e sottomesso verso la Troika e la scuola-quiz nelle mani di un dirigente-padrone in stile ‘charter school’, di origine Usa, tanto cara ad Andrea Ichino. La polemica di Israel con Ichino (verificata anche direttamente in quel convegno), e contro queste leggende metropolitane assurte a ruolo apicale nell’empireo creato da moderni analfabeti (anche se ‘digitali’), resterà negli annali della (vera) Pubblica Istruzione.
Tutto questo gli costò persino il rifiuto di articoli di pregio da quegli stessi quotidiani che s’erano fatti grande lustro delle sue collaborazioni. Israel è fra quei (pochi) intellettuali (scomodi) che ci hanno insegnato quanto siamo scesi in basso: del resto in Italia ormai ‘l’incastro’ fra ignoranza, malaffare e presunzione, fa sì che per essere (davvero) rivoluzionari, basta sostenere cose di buon senso, perché è proprio il buon senso ad essere messo all’indice. Usque tandem ?
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