A margine di una giornata di studio sulla dispersione scolastica, organizzata a Firenze, il sottosegretario al ministero dell’Istruzione, Angela D’Onghia, ha sostenuto che la dispersione scolastica “è un tema importante e siamo concentrati nella lotta di questo che è un problema non solo italiano. L’Italia sta facendo passi in avanti ma sicuramente bisogna farne molti di più”.
“Ogni ragazzo che perdiamo è una perdita per tutto il paese. La dispersione era intorno al 17% fino a qualche anno fa e i dati che abbiamo ora ma che non sono ancora pubblici, la portano intorno al 14%. Ci sono regioni in cui siamo intorno al 10% – ha rilevato il sottosegretario -, che è la media che vorremmo raggiungere nel 2020, e ci sono altre regioni che sono invece più indietro”.
Ma è soprattutto nelle “periferie delle città”, ha spiegato ancora il sottosegretario, che “la dispersione scolastica diventa un fenomeno importante, anche se la situazione è a macchia di leopardo”.
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“Il vero cambio di rotta lo stiamo cercando di avere anche con la ‘Buona scuola’, attraverso la formazione dei professori, e aggiornando la didattica in modo da interessare di più l’alunno”. Inoltre, “il Miur ha inaugurato anche il progetto Scuole aperte per diminuire la dispersione in alcune città con le scuole aperte il pomeriggio. Ma un grande aspetto è quello della didattica che va aggiornata”.
Nel complesso, ha concluso D’Onghia, “dobbiamo fare in modo che i nostri docenti riprendano il ruolo sociale che gli appartiene. Solo con l’autorevolezza, che non vuol dire autorità, si può creare interesse nei ragazzi. I docenti devono ridiventare maestri ma per essere tali bisogna prima di tutto dare un esempio di vita”.
Tuttavia non bisogna dimentica che la Strategia di Lisbona del 2000 prevedeva una riduzione dell’abbandono scolastico prematuro al 10%, dei giovani 18/24 anni, entro il 2010 (ora come si vede spostato al 2020); la riduzione del tasso di abbandono al di sotto del 10% e un tasso di laureati sopra il 40%.
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