Interessa capire questo, proprio per comprendere quale potrebbe essere l’idea ispiratrice di riforma della scuola di questo ulteriore governo, a cui, come ci piace ricordare, verrà accordata la fiducia da un Parlamento di nominati, sulla base di una legge elettorale incostituzionale. Tra le varie ipotesi che si fanno, c’è quella che vedrebbe il partito democratico lasciare la guida del Miur ad un esponente di Scelta Civica. Tra la sostanziosa rosa di nomi del partito fondato da Mario Monti, che potrebbe ricoprire il ruolo di Ministro dell’istruzione, ci sono personaggi illustri come Irene Tinagli, Pietro Ichino, Andrea Romano, Stefania Giannini.
Se il gioco degli incastri libererà la poltrona del ministero dell’Istruzione per un esponente di Scelta Civica, sarà quasi certamente uno dei personaggi su citati a sedere a viale Trastevere al posto dell’ormai dimissionaria Maria Chiara Carrozza. Se così dovesse essere il termometro dello scontro politico- sindacale tra il nuovo ministro dell’Istruzione e gli stessi sindacati, sarà fortissimo e inevitabile. Perché mai i sindacati osteggerebbero un ministro dell’Istruzione di Scelta Civica?
Non tanto per questioni pregiudiziali, ma piuttosto per l’ostilità, dimostrata in questi ultimi tempi dal partito di Mario Monti nei confronti degli insegnanti e della scuola pubblica. In più di una circostanza gli esponenti di Scelta Civica hanno dichiarato ostilità agli insegnati, come avvenne nel caso del loro leader Monti, alla trasmissione “Che tempo che fa” nel novembre 2012.
In quella occasione Monti affermò: “In alcune sfere del personale della scuola c’è grande conservatorismo e indisponibilità a fare anche due ore in più alla settimana, che avrebbero permesso di aumentare la produttività. Gli studenti fanno bene a manifestare il loro dissenso, ma i corporativismi spesso usano i giovani per perpetuarsi”.
Recentemente anche Ilaria Capua, vicepresidente della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera, ha dimostrato grande ostilità contro gli insegnanti, sostenendo che “Il corpo docente è profondamente sottoutilizzato. Perché i professori lavorano 18 ore a settimana e hanno un giorno libero: questo oggigiorno non lo può fare nessun lavoratore. Occorre utilizzare gli insegnanti facendoli lavorare qualche ora in più a settimana”.
Cosa dire invece delle memorabili tesi di Pietro Ichino sugli insegnanti, condivise pienamente da Matteo Renzi? Il senatore Pietro Ichino, pieno di originalità e coraggio, porterebbe avanti il modello della flexsecurity applicato anche ai singoli insegnanti per migliorare la qualità dell’insegnamento dove emergono punti di criticità. Tutte queste tesi sono condivise e in alcuni casi suffragate da tutti gli esponenti di Scelta Civica, ma siamo convinti che andranno inevitabilmente a scontrarsi con i temi dei diritti contrattuali e dei bisogni specifici della categoria docente.
Se il nuovo Ministro dell’istruzione partirà con l’idea pregiudiziale, che i docenti delle scuole secondarie lavorano soltanto 18 ore settimanali e sono dei privilegiati, conservatori e una casta corporativa protetta dai sindacati e magari ultra pagati, lo scontro sarà durissimo e il Governo Renzi è destinato a naufragare prima di iniziare.