Da genitore trovo effettivamente complessa l’attuale formulazione delle pagelle del primo grado d’istruzione: mancano di una metrica oggettiva della prestazione scolastica. Mi rendo conto, tuttavia, che tale metrica non c’è mai stata, nemmeno riducendo la valutazione a numero cardinale: c’è forse qualcuno che può genuinamente dichiarare di non aver mai sperimentato una valutazione a scuola come ingiusta?
A questo proposito tanto più il giudizio è incomprensibile tanto più è facile ammetterne l’insindacabilità: un paradosso che potrebbe stemperare la carica emotiva di cui si appesantisce la relazione con gli insegnanti anche nel rapporto con i genitori.
In tal senso “in via di prima acquisizione” suona meglio di “insufficiente” lasciando intendere che i maestri hanno già instradato lo scolaro in un percorso di crescita che lo porterà, con la loro guida, all’acquisizione completa di competenze ed argomenti.
Se ci rassegniamo all’assenza di una valutazione numerica e, magari, di una prestazione scolastica, dovremo istituire altri criteri per capire se il percorso d’istruzione dei nostri figli stia proseguendo al meglio. Personalmente ho smesso di chiedere: “Com’è andata oggi a scuola?”, preferendo la formula: “Cosa hai imparato oggi?”. Si tratta di una prospettiva interessante per cui non importa affatto la valutazione ma il percorso educativo. Copiare per ottenere un bel voto perde di significato e l’attenzione si sposta piuttosto nell’acquisire quante più abilità ed informazioni possibili da ciò che la scuola offre.
Chissà che i gradi d’istruzione superiori non beneficino poi di questi due aspetti: da un lato minori interferenza e pressione delle famiglie a favore dell’autonomia degli studenti, dall’altro maggiore serenità per gli studenti stessi nell’affrontare l’esperienza educativa.
Un 2 in matematica potrebbe, finalmente, essere vissuto come il semplice risultato di una prova scadente e il punto di partenza per migliorare alla prossima occasione, sotto la guida esperta del proprio insegnante. Tanto più che il voto ha, effettivamente una duplice valenza: da un lato misura la preparazione dello studente, dall’altro l’abilità del docente.
Se penso al caso di uno studente che, dopo aver incassato un 2, raggiunge la media del 6 a confronto con quello di chi, partendo da 10, termina con la media del 9 concludo che il merito, di allievo e maestro, è più evidente nella prima situazione. Anche la bocciatura potrebbe essere percepita come l’opportunità, offerta allo studente, di raggiungere un ottimo risultato che richiede soltanto una seconda occasione.
Le pagelle della primaria sono davvero criptiche e, per il momento, è forse meglio che sia così, sotto l’auspicio che la destabilizzazione ingenerata dal sistema di valutazione offra alla pubblica istruzione la giusta prospettiva per apprezzarne le qualità e coglierne il massimo frutto.
Marco Pastrello
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