Secondo una analisi di Coldiretti/Ixè, con l’8 dicembre, Immacolata Concezione, l’87% degli italiani allestiscono l’albero in vista del prossimo Natale, mentre il 57% il presepe, ma con notevoli differenze lungo la Penisola. Al Nord Ovest la percentuale di chi fa l’albero scende all’83% mentre al Sud sale al 91%. I cittadini del Meridione si rivelano peraltro quelli più affezionati agli addobbi se si tiene conto che ben il 76% prepara il presepe, che trova meno consensi soprattutto al Centro col 47%.
Le varietà di albero più vendute sono l’Abete rosso e la Normandiana, per i quali in ogni caso, dice la Coldiretti, occorre verificare la certificazione presente sul cartellino, preferendo quelli di origine italiana, magari acquistati direttamente dai vivaisti.
Se l’albero finto inquina, quello naturale sottrae 47 grammi di CO2 dall’atmosfera, mentre manca una statistica di quante siano le scuole che allestiscono l’albero o il presepe.
In linea generale quasi tutte, chi più chi meno, amano rappresentare il simbolo del natale nei punti più in vista dei propri istituti, come segno di augurio ma anche per richiamare il messaggio di pace e fratellanza che la nascita del Salvatore porta con sé.
Una tradizione nobilissima e importante per le finalità dell’istruzione medesima, considerato pure che sia le leggi sia l’impianto complessivo della nostra società hanno nel cristianesimo il loro punto di riferimento.
Da qui dunque le possibili contestazioni, che con ogni probabilità anche quest’anno sorgeranno, sulla utilità o meno di allestire un simbolo del natale a scuola per non scalfire la sensibilità di altre religione. Obiezioni e critiche che appaiono fuori luogo e talvolta pure strumentali, proprio perché da quella particolare nascita in terra di Palestina si è evoluta lentamente la concezione della società occidentale così come la conosciamo e la viviamo; e così come essa ha saputo dare luogo a una elaborazione dell’esistenza umana che oggi è il punto di riferimento del mondo intero.
In ogni caso, secondo il nostro parere, se qualche scuola, per motivi suoi contingenti e in pieno accordo fra le sue varie componenti, decidesse di farne a meno, non c’è da stracciarsi le vesti né di criminalizzare, proprio in omaggio a quel principio di tolleranza, fratellanza, amore che la venuta in terra del Messia ha insegnato a tutti, fino all’estremo sacrificio.