Gentile redazione di Tecnica della scuola, il recente cambio della guardia in Viale Trastevere ha ridato luce ad un problema che da anni affligge chi, come il sottoscritto, lavora a scuola: il precariato storico, che genera fratture interne tra i docenti stessi.
Tendenzialmente, sono presenti due linee di pensiero: c’è chi è a favore dei concorsi e chi invece pretenderebbe (sulla base dell’anzianità) una disdicevole “sanatoria”. In questa sede, provo ad esporre la mia posizione: il famoso “doppio canale”.
Da una parte è infatti sacrosanto svolgere il concorso ordinario, atteso da oltre 7 anni per chi vuole abilitarsi; dall’altra sarebbe opportuno avviare (per i docenti con 3 anni di servizio) un percorso abilitante selettivo, terminante con l’immissione in ruolo.
Mi oppongo strenuamente, però, alle petulanti (ed alquanto fastidiose) richieste dei colleghi di una non-selezione.
Innanzitutto sarebbe disonorevole per la nostra professione, perché conoscenze e competenze vanno giustamente dimostrate, non a parole ma con i fatti.
In secondo luogo io – personalmente – proverei un senso di imbarazzo misto ad inadeguatezza ad entrare a scuola per “sanatoria”‘: voglio dimostrare quanto valgo, le scorciatoie le lascio ad altri.
Cordiali saluti
Giuseppe Guarnaccia