Per il momento le misure “anti-migranti” messe in atto a livello centrale dal Ministro Salvini o localmente da sindaci della Lega non provocano ancora particolare dissenso nel mondo della scuola.
Né il caso di Riace (il Ministero dell’Interno ha disposto che entro 60 giorni i migranti lì ospitati dovranno essere trasferiti altrove) né il caso Lodi (le norme fissate dall’Amministrazione Comunale per l’accesso gratuito ai servizi di mensa e trasporto penalizzerebbero soprattutto le famiglie straniere) sembrano preoccupare più di tanto gli insegnanti.
Forse, almeno in questa fase, il problema viene considerato secondario rispetto alle mille questioni che riguardano direttamente la scuola o forse non se ne vedono ancora le possibili conseguenze a media e lunga distanza.
Ma una riflessione, forse, andrebbe fatta soprattutto se si tiene conto del fatto che, ormai, il nostro “bilancio demografico” è garantito quasi esclusivamente dalle famiglie straniere.
Prima o poi le misure che limitano l’accesso alla scuola ai piccoli stranieri o ai piccoli italiani figli di famiglie straniere incominceranno ad avere ricadute più o meno significative sul numero di alunni che frequentano le nostre scuole; cosa succederà a quel punto? i docenti di Riace o di Lodi e poi di tante altre località italiane dove si deciderà di seguire quegli esempi non avranno proprio nulla da ridire?
Il problema non è di poco conto soprattutto perchè il calo demografico sembra ormai inarrestabile: le proiezioni disponibili in questo momento parlano di un calo di un milione di alunni nell’arco del prossimo decennio con una perdita di decine di miglia di classi e, conseguentemente, di cattedre.
Se poi il calo venisse addirittura sostenuto con misure che possono in qualche modo limitare l’accesso ai servizi scolastici da parte delle famiglie straniere il problema non potrebbe che aggravarsi.
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