Il prossimo anno scolastico si preannuncia all’insegna dell’emergenza classi “pollaio”: a seguito del taglio effettuato dal Miur di 1.400 cattedre, pur in presenza di 34mila alunni in più, dalle Regioni stanno pervenendo dati allarmanti sulla costituzione di organici ridotti all’osso e di classi con numeri di studenti ben al di sopra dei parametri previsti dalla legge per garantire il diritto alla studio e la sicurezza negli ambienti pubblici.
Una delle situazioni più difficili si sta registrando in Piemonte: a Casale Monferrato, il dirigente del liceo scientifico Cesare Balbo ha denunciato la formazione di una classe da 42 alunni; la senatrice Nicoletta Favero (Pd), ha immediatamente presentato un’interrogazione urgente rivolta al Ministro dell’Istruzione, perché la a Biella “si rischiano, nel prossimo anno scolastico, classi da 45 alle superiori”; Silvia Chimienti, deputata M5S, parla di “tagli indecenti”, per il taglio “di 100 classi in organico di diritto e di 180 docenti, a fronte di un aumento di 2.500 studenti iscritti alle scuole superiori rispetto allo scorso anno nella sola provincia di Torino”.
“Non era mai accaduto che nella Regione si verificasse una situazione di questo genere – spiega Giuseppe Faraci, responsabile Anief Piemonte – : tutto nasce dei vincoli imposti dalle ultime Leggi di Stabilità e dalla spending review, che impongono a tutte le amministrazioni pubbliche di non incrementare i parametri di spesa. Ma nella scuola ci sono dei bambini e dei ragazzi che non possono essere ammassati per rispettare i calcoli ragionieristici dello Stato: in questo modo, si nega il loro diritto allo studio, perché sopra ai 30 alunni per classe, per un insegnante è impossibile fare lezione. E, nel contempo, si violano le norme sulla sicurezza che impongono non più di 25 alunni per classe”.
La situazione sta peggiorando di anno in anno, perché quella non adeguare il numero degli insegnanti alle necessità è una tendenza che va avanti da almeno un triennio: a fronte di 87mila alunni in più iscritti nelle scuole pubbliche, rispetto al 2012 il Miur ha imposto agli Uffici scolastici regionali una consistenza di organici, anche del personale non docente, praticamente immutata. In certi casi, come è accaduto in questi giorni, si è arrivati a ridurre il numero dei docenti e Ata. Con il risultato che le scuole dovranno occuparsi della crescita formativa dei loro alunni con migliaia di unità in meno.
“L’amministrazione scolastica – dice Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – ha promesso che la situazione dovrebbe tornare nella normalità con l’assegnazione del cosiddetto organico di fatto: il contingente aggiuntivo di docenti che tiene conto delle situazioni più difficili. Premesso che negli anni passati non sempre si sono risolte tutte le situazioni, tanto è vero che non sono stati pochi i casi classi ‘pollaio’, pure con 42 alunni, anche ad anno scolastico ampiamente iniziato, ci chiediamo per quale motivo si continui ad affrontare le emergenze non nei tempi dovuti: il Governo ha detto che la sicurezza scolastica è una delle priorità della sua azione? Allora lo dimostri affiancando al risanamento dell’edilizia uno stanziamento di fondi che scongiuri da subito la formazioni di classi enormi come quelle denunciate in questi giorni in Piemonte”.
Anief chiede inoltre alle scuole di non subire passivamente queste decisioni: i dirigenti scolastici e le RSU denuncino con celerità agli Ambiti territoriali, all’Usr, al Miur stesso, ma anche alle Asl e agli Enti locali, tutti i casi in cui si superino i limiti numerici di alunni imposti dalla Legge, che a seguito degli incrementi approvati durante la gestione Gelmini sono già altissimi: nella scuola d’infanzia si è passati da 28 a 29 alunni per classe, alla primaria da 25 a 28 ed alle superiori si sono concesse deroghe fino alla presenza di 33 alunni.
Rispetto alle norme sulla sicurezza, già queste concentrazioni di allievi per classe sarebbe fuori norma. Come indicato nello schema di risoluzione presentato alcuni mesi fa dal senatore Fabrizio Bocchino e approvato dalla VII Commissione Cultura della Camera, per superare il sovraffollamento delle classi, a norma di legge “in aula non possono essere presenti più di 26 persone, compresi gli insegnanti o l’eventuale ulteriore personale a qualunque titolo presente”. Ed in presenza di alunni disabili, “il numero complessivo dovrebbe essere al massimo di 20, in modo da facilitare i processi di integrazione e d’inclusività”.
Pertanto, Anief chiede pubblicamente al Governo e al Partito Democratico – che da mesi sta incontrando alunni, docenti, Ata e dirigenti scolastici – di affrontare subito l’emergenza crescente delle classi “pollaio”: se si vuole cambiare rotta, come più volte annunciato, si inizi mettendo i nostri alunni ed il personale nelle condizioni di vivere la scuola in modo sicuro. E di attuare una didattica proficua. Cambiare “verso” al Paese vuol dire anche e soprattutto questo.
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