Nel 1969 era stato il ministro F. Sullo a dare una svolta alla modalità dell’esame di Stato mussoliniano inserendo solo due prove scritte e due materie per l’orale, di cui una a scelta del candidato e l’altra dalla commissione, all’interno delle quattro discipline decise di anno in anno dal ministero. Veniva soppressa la sessione autunnale degli esami e era liberalizzato l’accesso agli studi universitari. Il decreto fu convertito nella legge n.146 del 1971 con l’esplicita dichiarazione che avrebbe dovuto avere una validità sperimentale di soli 2 anni, ne durò 30.
Alla fine del secolo scorso, l’Italia ha detto “no” all’esame sperimentale con la L. 425/1997, e il ministro della P.I. Luigi Berlinguer ha voluto puntare sulla verifica culturale e la certificazione delle conoscenze, competenze e capacità. Anche la denominazione è passata da “Maturità” ad “Esame di Stato”. Le prove scritte diventavano tre, di cui la terza predisposta dalla Commissione e si introduceva un Colloquio pluridisciplinare unitario su tutti i programmi dell’ultimo anno. Veniva introdotta la novità del punteggio per il credito scolastico e formativo con punti di credito assegnati agli studenti nell’arco del triennio conclusivo del corso di studi. La Commissione diventava mista, con il 50% di membri interni e il restante 50% di esterni più il Presidente esterno all’Istituto. La votazione non più in 60/60 ma espressa in centesimi con punteggio unico ricavato dalla somma del credito scolastico, dei punti delle prove scritto-grafiche e pratiche, e del colloquio.
Nel 2003 invece è stata la ministra L. Moratti che (con abuso d’ufficio?) ha “arricchito” il testo della sua O.M. aggiungendo un aggettivo imponente come un pesante macigno per specificare il rilievo “preponderante” della seconda fase del colloquio di esami dopo la presentazione della “tesina”. E così le commissioni hanno da allora tutto il potere di rendere ostica e snervante la prova orale in modo esagerato avvalendosi di un “preponderante rilievo” attribuito agli argomenti proposti al candidato.
Dal 2007 il punteggio in 100/100 è stato così modificato: 25/25 il credito dei tre anni, 45 alle tre prove scritte e 30 punti di colloquio e per i più bravi è prevista anche la “lode”. E a questo riguardo, col D.M. 99/2009, l’allora ministro M. S. Gelmini ha decretato i nuovi criteri sia per l’assegnazione dei crediti che per aver diritto alla lode in aggiunta al punteggio di 100/100 dell’esame, sulla base dei risultati di eccellenza anche degli ultimi tre anni del percorso scolastico.
Da allora tutto è rimasto immutato o quasi. La prassi ha introdotto parole comuni molto diverse dal testo delle Ordinanze: l’O.M 37/2014 usa termini come “delegato, integrazione, argomento scelto dal candidato, punteggi, prove, correzione, colloquio …” tutti invece continuano a parlare di: “vice-presidente, bonus, tesina, voti, compiti, valutazione, interrogazione orale…”
Durante il governo Letta, la ministra del MIUR Carrozza aveva dichiarato che “sarebbe bello lavorare per una revisione della maturità, ma per fare cambiamenti occorre un serio dibattito, per cui l’esame di Stato avrà un’impostazione organizzativa identica a quella del 2013”. Nel frattempo è cambiato governo e ministra della pubblica istruzione ma non sono previsti cambiamenti né nella scuola italiana nè tanto meno nell’esame di maturità. Eppure sarebbe il momento (dopo 15 anni) di fare un serio convegno nazionale per una seria revisione del nuovo esame.
Esistono delle interessanti a cura dell’ ONES- Osservatorio Nazionale Esami Stato ma il monitoraggio previsto dalla L. 425/1997 sugli Esami di Stato si è progressivamente perduto ed invece l’Amministrazione dovrebbe considerare una priorità il punto sulla situazione. Manca perciò un’analisi documentata del MIUR su cui impostare riflessioni e ipotesi di cambiamenti seri e duraturi.
Forse sarebbe utile rinnovare totalmente la formula esami: rivedendo il sistema dei punteggi valorizzando di più la carriera scolastica dei candidati assegnando un punteggio superiore al credito attuale di 25/100, portandolo ad esempio a 50/100 per combattere il sistema innescato dai “diplomifici”. Mediamente, alle scuole statali non sono imputabili valutazioni poco attendibili. Si potrebbero rendere anonime, come nei concorsi pubblici, le prove scritte nazionali valutate da gruppi di docenti esterni e con griglie di valutazione comuni; si potrebbe eliminare il Colloquio che somiglia più ad una lotteria (regolata dalla sorte e dalla fortuna) che ad un momento altamente culturale e certamente andrebbe diminuito il punteggio da 30 a 5 punti/100.
Ma ormai siamo dentro la riforma “epocale” della Gelmini, che ha abrogato completamente la riforma del superiore ideata da G. Gentile nel 1923 e che andrà pienamente a regime a partire dal prossimo a. s. 2014-15 per tutti i tipi di indirizzi dell’istruzione secondaria, nessuno escluso.
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