“Gli insegnanti che non hanno capito i cambiamenti della scuola, sono destinati a fallire. Gli insegnanti non devono pensare di essere portatori della conoscenza e della parola; e di avere dall’altra parte studenti passivi e ricevitori dall’alto. Lì, perdono gli alunni, perché i ragazzi se ne vanno, anche simbolicamente, se ne vanno con la testa. Al contrario, chi capisce le esigenze degli studenti e li avvicina e li porta con sé, in questo nuovo rapporto dialettico con i ragazzi, ottiene molto”.
Così la scrittrice, poetessa, saggista Dacia Maraini, una delle personalità più influenti della letteratura contemporanea, vincitrice di oltre 50 premi letterari, intervistata dalla Tecnica della Scuola in occasione della Giornata mondiale dell’insegnante, il 5 ottobre 2021.
E, a seguire, la scrittrice fa una considerazione sugli ultimi due anni della nostra scuola: “La scuola ha risposto bene alla pandemia. Certo, il Paese è stato interamente in una condizione drammatica, e la scuola ha dovuto adeguarsi, ma secondo me in maggioranza si è adeguata bene, nonostante ci fossero delle persone che hanno sofferto molto, pensiamo ai ragazzi con un solo computer in casa o con una casa piccola. Ad ogni modo, in maggioranza i ragazzi e gli insegnanti hanno reagito bene”.
“Per la scuola c’è bisogno di un investimento etico – continua -. Intendo il modo in cui la società costruisce un rapporto culturale con la scuola. La scuola dissacrata è la scuola che ha perso la fiducia, l’affetto, l’amore del Paese per la scuola stessa. Questo si è perso perché sono state introdotte delle nuove idee sulla scuola, basate su una società del consumo e del mercato, per cui non è importante creare dei cittadini formati ma dei bravi produttori o dei bravi compratori, invece non è così, la scuola non deve produrre niente, la scuola deve solo formare. Bisogna formare il buon cittadino, non il buon compratore, questa è stata la maggiore perdita della scuola negli ultimi 30 anni”.
In chiusura Dacia Maraini parla di motivazione e di passione per il proprio lavoro. “Lì dove gli insegnanti sono demotivati e disistimano il proprio lavoro, i ragazzi mostrano la loro disaffezione alla scuola. Alcuni insegnanti sono cinici o scoraggiati o frustrati e quindi hanno un atteggiamento poco interessato nei confronti del futuro della scuola, ma la maggior parte dei docenti sono straordinari, io li ammiro molto e li ringrazio, perché stanno facendo tanto per la scuola. Nonostante siano pagati poco e poco considerati, fanno moltissimo e vanno spesso molto al di là di quello che è richiesto dal loro lavoro, parlo di insegnanti che svolgono attività culturali, teatrali, di ricerca scientifica, questi insegnanti sono la risposta straordinaria della scuola”.
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