Attualità

Dacia Maraini: “Ringraziamo le insegnanti che guadagnano poco e stanno tenendo in piedi la scuola che è stata abbandonata”

La scrittrice Dacia Maraini è intervenuta al convegno della Cisl Scuola “Sul merito Ragioni e valori a confronto” che si è svolto oggi, giovedì 2 marzo, all’Auditorium Carlo Donat-Cattin di via Rietie ha fatto un lungo intervento sullo stato della scuola di oggi. All’evento hanno partecipato Luigino Bruni, ordinario di economia politica all’Università LUMSA, Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, Francesco Emmanuele Magni, ricercatore dell’Università di Bergamo. Ad intervenire ai lavori anche il ministro Giuseppe Valditara, protagonista della scelta di una nuova intitolazione del Ministero dell’Istruzione con l’aggiunta di un termine che, come a suo tempo sottolineato da Ivana Barbacci, “non può certo considerarsi casuale o soltanto estetica”.

La scrittrice Maraini durante il dibattito ha affermato: “La scuola non può e non deve essere un’azienda, deve essere un luogo di formazione e non di produzione. La scuola forma, deve dare autorevolezza e si deve crear un rapporto dialettico tra docenti e studenti. Per fare questo ci vuole una scuola di poche persone. La classe non può essere di trenta persone perché altrimenti non si crea nessun rapporto. Bisogna che la classe sia al massimo di 15 persone come in altri paesi europei. Bisogna dare importanza alla scuola, considerarla il luogo dove si forma il futuro del Paese. Le famiglie non possono sostituirsi alla scuola perché è quest’ultima il luogo dove si impara la meritocrazia e la democrazia”.

E ha continuato: “Se nella scuola ci sono più donne è perché sono pagate poco. All’università, invece, dove i docenti sono in maggioranza uomini perché pagati di più. E quindi si ripete sempre la solita questione che le donne sono pagate sempre di meno per qualsiasi mestiere. E questo non va bene. Dobbiamo ringraziare le insegnanti donne che in questo momento stanno dando tanto e stanno tenendo in piedi la scuola che è stata molto abbandonata”.

Sara Adorno

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