Sulla proposta in fatto di alternanza scuola lavoro contenuta nel Contratto di Governo Lega-M5S, il responsabile Istruzione e Formazione della CGIL Nazionale Fabrizio Dacrema non riesce a trattenere l’ironia e sul suo blog scrive: “Con il consenso di quasi 45 mila iscritti alla piattaforma Rousseau e di qualche gazebo leghista, il nascente governo giallo-verde si appresta, con ogni probabilità, a privare un milione e mezzo di studenti del diritto all’alternanza scuola lavoro”.
Dacrema, che in materia di ASL ne sa parecchio in quanto se ne occupa da diversi decenni (“sono stati gli insegnanti ‘progressisti’, molti dei quali iscritti alla CGIL Scuola, a ‘inventare’ l’alternanza scuola lavoro già dalla fine degli anni settanta”, ricordava qualche mese fa nel corso di una intervista rilasciata alla nostra testata) fa un rapido riassunto di come il tema viene affrontato nel Contratto di governo: “L’alternanza è descritta come uno strumento con potenzialità positive, ma che ‘si è presto trasformato in un sistema inefficace, con studenti impegnati in attività che nulla hanno a che fare con l’apprendimento’. La causa del fallimento secondo il programma sarebbe da individuare nella mancanza di ‘controllo né sulla qualità delle attività svolte né sull’attitudine che queste hanno con il ciclo di studi dello studente’. La conclusione è piuttosto drastica: lo strumento alternanza così come è ‘non può che considerarsi dannoso’. ”
“A quali azioni di governo si siano vincolati i sottoscrittori di questo contratto – aggiunge Dacrema – non è chiaro, ma le conclusioni non fanno ben sperare per il futuro dell’alternanza”.
Secondo il sindacalista della Cgil se alla resa dei conti prevalesse la convinzione che l’alternanza sia un “efficace strumento di formazione dello studente”, allora “l’azione del governo dovrebbe confermare l’obbligo, necessario per assicurarla a tutti gli studenti, e si dovrebbe impegnare a superare i limiti della prima attuazione introducendo miglioramenti”.
Ma questa scelta – rileva Dacrema – “deluderebbe l’opposizione più ideologica e corporativa alla Buona Scuola che in larga parte ha alimentato il voto populista. Questa parte del mondo della scuola considera l’alternanza scuola lavoro un attentato al modello tradizionale di insegnamento o una forma di sfruttamento e di subalternità al pensiero unico neo liberista: il loro obiettivo è l’abrogazione dell’obbligo”.
“In questo modo – prosegue – tornerebbe a essere l’esperienza di una minoranza di studenti: prima della legge 107 gli studenti in alternanza erano solo il 9% e cadrebbe così una delle poche scelte della recente politica scolastica orientate al futuro”.
Fabrizio Dacrema, peraltro, non si nasconde il fatto che qualche problema c’è, ma – a suo parere – riguarderebbe casi solo una parte delle esperienze: “Secondo alcune indagini realizzate dalla Fondazione Di Vittorio le esperienze a rischio sarebbero 1/4 – 1/5 del totale: tante ma non tali da giustificare la scelta di tornare indietro rinunciando a uno strumento fondamentale per innovare la scuola, migliorare il sistema produttivo, dotare tutti gli studenti di competenze utili per il lavoro e l’esercizio della cittadinanza democratica”.
“Il recente accordo tra CGIL CISL UIL e Confindustria, in coerenza i consolidati orientamenti europei sul work-based learning – conclude Dacrema – indica al prossimo Governo e al nuovo Parlamento la necessità di estendere e rafforzare la qualità delle esperienze, valorizzando i percorsi virtuosi, supportando le istituzioni formative, promuovendo la capacità formativa delle imprese”.
Insomma, secondo il sindacalista della Cgil l’ASL va certamente corretta e migliorata ma non cancellata o ridotta ad una esperienza residuale e marginale nella formazione degli studenti.
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