Nella diretta Facebook di Tecnica della scuola Live del 20 ottobre, speciale didattica distanza (per rivedere la diretta clicca qui), i nostri formatori, l’avvocato Dino Caudullo e il professore Lucio Ficara, esperti di normativa scolastica, ci spiegano perché la didattica a distanza dovrebbe essere svolta da scuola e non da casa, lockdown permettendo. E argomentano il proprio punto di vista con tre valide ragioni.
Innanzitutto, la DaD ha a che fare con la questione delicatissima della privacy, dei ragazzi e del docente stesso. Ragion per cui, a tutela dell’interesse del docente, sarebbe bene che l’insegnante seguisse i suoi alunni dalla rete di scuola. Infatti, qualora un’informazione sensibile venisse sottratta da un hacker, ad esempio, se ciò accadesse in casa del docente, sarebbe il docente a risponderne, mentre a scuola, è il DS ad essere responsabile di questi aspetti, tanto che, a ragion veduta, i sistemi informatici della scuola possiedono requisiti di sicurezza maggiori delle reti private degli insegnanti.
Ci spiega l’avvocato Caudullo: “Quello della privacy è un profilo critico legato alla DaD, rispetto al quale è intervenuto il Garante della Privacy a marzo. Con nota del 3 settembre scorso, il testo delle linee guida tra Garante e MI ha fornito delle indicazioni per garantire la tutella dell’immagine degli alunni ma anche dei docenti. Il punto è: il DS è il garante della tutela dei dati personali di alunni e insegnanti. Sono state date delle indicazioni per blindare al massimo i dati che vengono trattati, predisponendo un sistema di accesso personale con autenticazione, per qualsiasi attività venga svolta, database in modalità cloud e altre misure tecniche volte a evitare la divulgazione dei dati sensibili. L’uso della rete domestica comporta dei rischi. Ogni rete domestica ha un IP identificativo, quindi lavorare da scuola è a garanzia dello stesso docente.”
Insomma, se un hacker superasse certi limiti accedendo a informazioni sensibili, una cosa è che ciò avvenga tramite uso di un pc privato del docente, altra cosa è che avvenga su un pc della scuola, in teoria dotato di sistemi di protezione più professionali, integrati alle linee guida del Garante della Privacy.
Un altro aspetto estremamente rilevante è la questione del diritto alla disconnessione. In presenza di una condizione che renda necessaria la DaD, il docente dovrebbe essere tenuto a svolgerla dai locali scolastici proprio perché sia rispettato il suo diritto a staccare, a non essere connesso 10 ore al giorno.
Non ultima, come motivazione per scegliere la sede scolastica piuttosto che quella casalinga per lavorare in DaD, riguarda l’aspetto economico e logistico. Perché dare per scontato che tutti i docenti abbiano un computer e una connessione internet efficiente? Qualcuno potrebbe obiettare che tutti possiedono un pc e una connessione, ma il nostro esperto Lucio Ficara ci fa notare di essere a conoscenza di centinaia di situazioni problematiche di precari che si spostano al nord per insegnare e che, ospiti da un amico o presso una pensione, incontrano notevoli difficoltà a connettersi. “La precarietà diventa anche logisitca in questi casi, oltre che economica,” afferma Ficara.
Ed è problematica logistica anche quella che coinvolge, oltre che i precari, al contrario, i docenti di ruolo prossimi alla pensione, molti dei quali estremamente carenti in alfabetizzazione informatica. Per loro, lavorare da scuola con la presenza di un tecnico di supporto, sarebbe di grande aiuto.
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