Su come organizzare il ritorno scuola il ministero dell’Istruzione si è preso molto più tempo degli anni passati: alla resa dei conti, però, non sembra che il risultato sia stato ottimale. Perché le indicazioni pubblicate domenica 28 agosto, tramite un vademecum, stanno producendo tra gli addetti ai lavori delle reazioni piuttosto contrariate. E anche delle rigidità che probabilmente non erano nelle previsioni dell’amministrazione centrale.
Al centro delle polemiche vi è, in particolare, la decisione del Ministero di rimarcare –anche nel tentativo di stroncare sul nascere l’ipotesi di affrontare l’emergenza energetica lasciando in DaD le classi un giorno alla settimana – che la didattica a distanza (e la sua evoluzione, la didattica digitale integrata) quest’anno non si attiverà mai, neanche qualora un alunno risulti positivo al Covid.
E questa decisione ha lasciato decisamente spiazzati, considerando gli sforzi fatti dallo stesso ministero dell’Istruzione per avvicinare i docenti e tutto il personale scolastico alle nuove tecnologie interattiva, proprio per essere pronto a rispondere a situazioni di emergenza. Perchè, ci si chiede ora, la positività al Covid non è più ritenuta tale: perchè tagliare fuori dalle lezioni degli alunni che risultano contagiati proprio ora che vi sono le condizioni e le strumentazioni per avviare la ddi?
Alla Tecnica della Scuola, il dirigente Emanuele Contu, a capo dell’istituto professionale Puecher-Olivetti di Rho, ha detto che in questo modo si cancellano “senza una piega tre anni di lavoro ignorando l’autonomia delle scuole”.
Se non arriveranno deroghe, i capi d’istituto non potranno fare altro che adeguarsi. Cristina Costarelli, presidente Anp del Lazio, ha detto che “il fatto che oggi sia arrivata la nota e il ministero dell’Istruzione abbia messo nero su bianco che non ci sarà la Dad il prossimo anno scolastico, anche se in una Faq, per noi è sufficiente: è scritto in modo esplicito, i positivi non devono fare la ddi, le scuole dunque non la faranno”.
Costarelli spiega anche che “ai genitori che lo chiederanno dirò che c’è una disposizione del ministero, il genitore può impugnare la decisione del MI se lo ritiene ma il dirigente scolastico esegue quello che il dicastero decide, le scuole non hanno autonomia decisionale sotto questo aspetto”.
Sulla stessa lunghezza d’onda si pone Mario Rusconi, leader Anp Roma, anche lui intervistato dall’Ansa “Siamo ovviamente contrari a che ogni scuola possa decidere autonomamente, altrimenti ci sarebbe l’anarchia”.
“Bisognerà chiedersi – continua Rusconi – quale potrà essere in futuro l’uso della Dad se le scuole per esempio dovessero essere chiuse tutti i sabati come si sta ipotizzando per risparmiare il gas”, perchè “la dad diventerebbe necessaria per il sabato”.
“Né è pensabile – conclude il dirigente romano – che se le scuole chiudono il sabato o che bisognerà ridurre gli orari e fare le ore di 50 minuti e le giornate scolastiche di 6-7 ore: sarebbe una aggressione al diritto dello studente ad aver garantita la formazione”.
Anche per Ivana Barbacci, segretario Cisl Scuola “la scuola deve essere l’ultima da prendere in considerazione per procedere con le limitazioni del tempo scuola e con eventuali conversioni delle lezioni dalla presenza alla distanza: siamo consapevoli che ci saranno problemi per l’emergenza energetica ma ci sono scelte radicali che devono essere in questa fase, per la salvaguardia dei servii essenziali”.
“Si possono abbassare le luci nei centri commerciali, cominciando a tenerli per esempio chiusi la domenica – suggerisce la dirigente sindacale – si possono abbassare i riscaldamenti negli uffici pubblici in linea generale. Non toccherei nulla per la ripresa dell’anno scolastico in termini di tempo scuola o di accorciamento della settimana scolastica, vorrei si garantisse un diritto allo studio pieno; se c’è qualcosa da risparmiare si risparmi su altro”.
Secondo Barbacci, “alcuni servizi sono essenziali e non riducibili: tra questi ci sono istruzione e salute; è come se dicessimo che negli ospedali si abbasseranno le temperature dei termosifoni o si sta ricoverati meno tempo”, conclude la segretaria Cisl Scuola.
Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato Anief, ha una posizione sul tema che guarda alla didattica ma anche alla salvaguardia del personale.
“Non siamo più disponibili a fare la Dad, né è più prevista, bisogna aprire la scuola a settembre in presenza, dando organico aggiuntivo agli istituti e più locali”, ha detto anche lui all’agenzia Ansa.
“Non volendo fare proclami o slogan penso che tutti i nostri studenti devono poter tornare a scuola e svolgere le attività didattiche nelle aule scolastiche” ha detto il segretario della Uil Scuola Giuseppe D’Aprile.
“Utilizzare la Dad per ridurre un giorno di lezione per risparmiare sul caro gas mi sembra pura follia se pensiamo che le linee guida inviate alle scuole per prevedono solo ed esclusivamente di aprire le finestre magari con i termosifoni accesi”.
“La scuola è una cosa seria e risparmiare su di essa significa non investire sul futuro di questo paese. Piuttosto tagliamo sugli sprechi: mi viene in mente il Parlamento i cui termosifoni sono accesi h24 ed è invece frequentato dal martedì al giovedì…e lasciamo stare in pace la scuola e conseguentemente tutto il personale che vi lavora con dedizione e professionalità”, ha concluso D’Aprile.
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