Riceviamo e pubblichiamo delle precisazioni da parte della scuola interessata, proposito del caso di Dad negata in un istituto di Vigevano finito in tribunale, dopo che una famiglia aveva richiesto lo svolgimento delle lezioni distanza per i due figli a causa del pericolo di contagio Covid per il padre dei ragazzi in condizioni di fragilità.
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Pur nel rispetto della riservatezza dovuta dal procedimento legale tuttora in corso, la scuola paritaria “Don Tarcisio Comelli” intende fornire alcune precisazioni in merito alle notizie apparse sugli organi di stampa nazionali e locali circa la DAD non concessa ad alunni figli di soggetti fragili.
La normativa nazionale e regionale scolastica, nonché i vari DPCM emanati a seguito della emergenza Coronavirus, non dispongono l’erogazione della Dad nel caso in questione; infatti mentre il legislatore norma il comportamento da adottare circa i soggetti fragili e i nuclei familiari a cui è imposto “l’isolamento sociale” (il caso in questione non rientra in nessuna delle due casistiche) nulla impone circa gli alunni figli di soggetti fragili, nonostante le molte sollecitazioni e richieste di chiarimenti in merito.
A fronte della discrezionalità di scelta lasciata dallo Stato alla istituzione scolastica e della assenza di indicazioni oggettive inerenti la valutazione delle singole situazioni, la scuola esercita la propria autonomia decisionale, evitando di sostituirsi in decisioni che né il Miur né il Ministero della Salute hanno, ad oggi, valutato di dover assumere.
In tale assenza di parametri ogni famiglia potrebbe avanzare richiesta di Dad, adducendo la presenza di un soggetto fragile presso il proprio nucleo familiare. Gli ambiti di socializzazione dei vari membri di una famiglia tuttavia non si limitano alla scuola dei figli; può essere imposta una didattica a distanza per evitare solo la presenza a scuola a fronte alunni che frequentano altri contesti di socializzazione, con genitori o familiari che lavorano e frequentano altri ambiti di vita? E’ sostenibile che va evitata solo la scuola e che solo questa è fonte di rischio di contagio? Chiunque può scegliere come andare a scuola, senza regolamentarne le casistiche?
Siamo di fronte al rischio di deriva del concetto stesso di scuola ad oggi, fortunatamente, non avallato dal nostro ordinamento sociale e scolastico. D’altronde gli esiti negativi dell’isolamento sociale “forzato” e della DAD sui ragazzi sono ormai ampiamente condivisi e sottolineati dai maggiori esperti in educazione, psicologia e sociologia.
La corresponsabilità educativa tanto sottolineata in fase di emergenza sanitaria, e comunque sempre auspicata in ambito educativo, chiede e riconosce la libertà che anche la famiglia possa mettere in campo soluzioni alternative alla frequenza scolastica in presenza, se lo ritiene opportuno. La famiglia deve liberamente scegliere la scuola che risponde meglio alle proprie esigenze, in base ai singoli Progetti Triennali Formativi e regolamenti deliberati dai singoli istituti scolastici.
La normativa prevede la facoltà di richiedere, in determinate situazioni particolarmente delicate, le modalità della scuola in ospedale e della scuola parentale, lasciando libera la famiglia di scegliere nel proprio ambito l’organizzazione familiare più consona alle proprie esigenze e senza imporre alle istituzioni scolastiche responsabilità circa le singole decisioni.
Per queste situazioni la nostra scuola ha ampiamente già in passato e ancora nel corrente anno scolastico, mostrato la più ampia disponibilità e operatività, nell’ottica di sostenere le famiglie e gli alunni, coerentemente con il proprio progetto educativo.
La Scuola don Comelli contesta pertanto le informazioni parziali riportate dalla stampa e dai social, non potendo diramare ulteriori dati essenziali, nel rispetto della privacy. Respinge giudizi moralistici, infondati e al limite della diffamazione, sull’operato del proprio personale e sulla inadeguatezza della scelta operata nel caso in questione.
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