Si conclude uno degli anni scolastici più difficili della storia repubblicana caratterizzati da una situazione di emergenza sanitaria del covid 19, che ha letteralmente stravolto le abitudini lavorative e di vita degli italiani.
La scuola ha sospeso dal 5 marzo l’attività didattica in presenza per attivare le modalità a distanza. Una modalità nuova per il mondo della scuola che ha spiazzato i docenti, i quali nonostante le prime difficoltà di organizzazione hanno condotto egregiamente il lavoro quotidiano con gli studenti.
Ci sono state molte critiche, spesso feroci e denigratorie verso il personale insegnante che sulla stampa veniva etichettato come “fannulloni” che stanno a casa e percepiscono lo stipendio, come delle persone incapaci. Insomma se ne sono dette di tutti i colori, ma tutto sommato la classe docente è riuscita a sopravvivere molto bene alla pandemia portando avanti le progettazioni e gli obiettivi che erano stati fissati all’inizio di questo anno scolastico.
Ora gli occhi sono puntati sul rientro a settembre con inizio delle lezioni in presenza. Come torneremo a scuola è difficile prevederlo ora, cioè con mascherine, gel igienizzanti, plexigass, distanziamento sociale tra i docenti e gli studenti. Non si sa. La situazione, tuttavia è molto confusionaria e incerta soprattutto ai vertici del Ministero dell’Istruzione.
Bisogna però affermare a gran voce che la scuola è un’istituzione fondamentale per lo Stato e che il lavoro degli insegnanti è prezioso per la formazione delle future generazioni. È ormai il tempo di lodare l’impegno e il lavoro dei docenti e non di denigrarlo pesantemente.
In più questo lavoro dovrebbe essere valorizzato da un rinnovo del contratto di lavoro che dovrebbe avvenire subito, senza attendere ulteriore tempo.
Mario Bocola
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