DaD e DDI hanno di certo salvato la scuola, ma il loro uso prolungato crea non poche pressioni. L’ultimo anno è stato estremamente faticoso per tutti. Non solo fisicamente, non tanto per i limiti sanitari e le distanze geografiche. Lo è stato innanzitutto per l’impatto psicologico della pandemia. La DaD e la DDI hanno contribuito fornire ai docenti numerosi elementi di stress: la preoccupazione per la mancanza della connessione; le difficoltà a gestire gli alunni a distanza, a progettare le lezioni, le verifiche, i materiali didattici, a gestire i continui cambiamenti sul fronte dei protocolli ministeriali; la fatica di essere sempre all’altezza di una didattica efficace nell’emergenza, tale che gli alunni non restino indietro. Un anno estremamente impegnativo a livello professionale ed emotivo. (VAI AL CORSO)
I docenti hanno dovuto convivere da marzo 2020 con la paura di ammalarsi, di perdere la vita, di perdere i propri cari. Hanno dovuto rinunciare a godere della vicinanza fisica con i non conviventi, per il timore di condividere spazi con altre persone, e nell’ambito della scuola in presenza, in quelle settimane in cui si è potuto tornare in classe, hanno temuto di pagare caro il prezzo del sovraffollamento delle classi.
In sintesi, l’ultimo anno è stato enormemente stressante. Essere stressati vuol dire essere sottoposti per un tempo più o meno prolungato a stimoli che invitano fortemente ad una reazione. Il meccanismo naturale dello stress ha una funzione protettiva per l’organismo, ci induce ad agire per modificare la situazione e consentirci di tornare ad un equilibrio (Selye, 1956). Eppure, a volte, finiamo per ammalarci!
Ognuno adotta le strategie di gestione dello stress che conosce, quelle che ha imparato dagli altri, quelle che ha sperimentato da solo. Non tutte funzionano, non nello stesso modo, non sempre.
L’esito può essere positivo, in termini di capacità di rispondere adeguatamente ai tanti stimoli stressanti, con la conseguente possibilità di proteggere la propria salute, fisica, emotiva e mentale.
Cosa capita però quando le strategie non funzionano? Quando lo stress continua a metterci alla prova e consuma le nostre risorse? Rischiamo di bruciarci: il burnout è per l’INAIL (2015), la “sindrome da stress lavorativo cronico di colui che vive una condizione di esaurimento fisico ed emozionale, mostra un atteggiamento distaccato e apatico verso il lavoro e nei rapporti interpersonali e sperimenta una sensazione d’inefficacia professionale con conseguente riduzione della produttività”.
Su questi argomenti il corso della nostra formatrice, Claudia Matini, in collaborazione con Scintille.it Prevenire e gestire lo stress scuola – 6 edizione, in programma il 18 e 24 febbraio 2021.
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