In un documento del 6 aprile scorso, nella prima fase della pandemia, il MI, in collaborazione con AGIA, l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, ha messo a disposizione dei docenti una Mini-guida sulla didattica a distanza in relazione ai diritti degli studenti: un supporto metodologico-pratico su come aiutare i bambini e i ragazzi ad affrontare l’emergenza, partendo dalla tutela dei diritti che sono loro riconosciuti dalla
Convenzione ONU del 1989.
Oggi questa guida ritorna di estrema attualità, con l’obiettivo di restituire ai bambini e ai ragazzi un senso di tranquillità e di sicurezza, non edulcorando la realtà, ma dando loro informazioni chiare e semplici. Al fine di proteggerli e al tempo stesso di educarli al cambiamento e di responsabilizzarli, in modo che ognuno possa fare la propria parte.
In due parole, cosa garantire a bambini e ragazzi? Benessere e capacità di resilienza.
Con suggerimenti di tipo didattico-operativo, la guida risponde alle domande che i docenti potrebbero sentirsi rivolgere dai propri alunni, proponendo specifiche attività.
Domande tipo e relative attività
E se i miei compagni non hanno il computer? Se non hanno internet?
Chi aiuta il mio compagno con disabilità?
Ecco una sintesi della relativa indicazione didattica:
- Rassicurare i bambini e i ragazzi. Gli aiuti dallo Stato e dalle scuole sono arrivati o stanno arrivando. E nel frattempo, per chi non ha il computer o ne ha uno solo da condividere con altri fratelli o sorelle (o con i genitori che lavorano da casa), si possono prevedere piani di studio da realizzare in orari differiti da quelli della famiglia. È importante impegnare tutti in attività didattiche che fungano da stimolo e incoraggiamento, che non li facciano sentire soli e che mettano in moto la mente e la creatività.
- Realizzare video conferenze dedicate ai bambini e ai ragazzi con disabilità che coinvolgano l’intera classe o parte di essa e che siano tenute da tutto il team docenti o dal consiglio di classe, in modo da veicolare messaggi incoraggianti e far sentire la propria vicinanza alle famiglie, ai bambini e ai ragazzi.
- Organizzare attività a partire dal racconto di una storia, dall’ascolto di brani musicali, dalla realizzazione di piccoli manufatti che possano dare rassicurazioni. Alcune attività, infatti, rappresentano in primo luogo occasioni per stare insieme e assolvono a una funzione di “normalizzazione” rispetto ai compiti quotidiani della vita.
Tutti questi cambiamenti mi disorientano, ma ho imparato che possono essere anche una opportunità.
Relative attività:
• Proporre ai più piccoli un’ attività grafica, anche a partire da un dipinto.
• Proporre ai ragazzi delle scuole secondarie di primo grado un’attività di scrittura a elenco argomentato dal titolo “Ho imparato”
• Proporre ai ragazzi della scuola secondaria di secondo grado una riflessione SWOT (Strengths: punti di forza; Weaknesses: punti di debolezza; Opportunities: opportunità; Threats: minacce). Ma sempre con “leggerezza”
Quello che sta accadendo mi preoccupa e io ho diritto a essere informato.
Relative attività:
- Fornire informazioni, secondo l’età e il grado di maturità dei destinatari, proponendo la visione di video educativi (a fumetti per i più piccoli) e/o un collegamento con un esperto del settore che dialoghi con l’aula.
• Proporre di scrivere filastrocche o inventare storie, attraverso una attività denominata “Le parole a cascata”, che parta da un brainstorming o dalla lettura di una fiaba. - Proporre di scrivere lettere e cartoline per i nonni, le persone anziane e sole, i bambini nelle case famiglia e nei campi rom, avendo riguardo, tuttavia, a non urtare le sensibilità, in relazione a specifiche situazioni personali e familiari.
- Proporre una lettura in chiave critica dei dati ufficiali provenienti da fonti accreditate (Istituto superiore di sanità, Protezione civile, ecc.) collegandola ad esempio anche alle lezioni di matematica o di statistica.
- Richiedere la costruzione di video tutorial o l’elaborazione di cartoni animati per contribuire alla diffusione delle informazioni ai loro coetanei o ai più piccini.
A volte ho l’impressione che nessuno si preoccupi di quello che penso.
Vorrei essere più ascoltato. Cosa posso fare?
Relative attività:
• Proporre l’ora dell’ascolto: dedicare almeno un’ora di collegamento alla settimana all’ascolto dei dubbi e delle paure di bambini e di ragazzi.
• Aiutare i bambini e i ragazzi a focalizzarsi sugli aspetti positivi della situazione, invitandoli a lasciare traccia (scrittura, disegno, poesia, cucina, canzone, pittura, musica, ecc.) di quanto appreso da questa nuova esperienza.
• Invitare i bambini e i ragazzi a fare delle proposte sull’organizzazione della didattica (temi da affrontare, compiti da svolgere, con quali modalità, anche di valutazione) e ove fattibili, rendersi disponibili a realizzarli.
• Proporre la realizzazione di una piattaforma di partecipazione in cui ogni ragazzo possa fare delle proposte.
• Stimolare tutti gli allievi, soprattutto quelli in maggiore difficoltà o apparentemente meno attivi, assegnando a ognuno un ruolo e coinvolgendo eventualmente anche le famiglie o gli altri adulti di riferimento.
• Fare sempre una restituzione rispetto alle proposte dei ragazzi, anche se negativa, motivandone la non fattibilità.
Non mollare, insieme ce la faremo!
Relative attività:
• Educare i bambini e i ragazzi a sviluppare pensieri positivi, chiedendo loro di inventare favole a lieto fine o prospettando situazioni-tipo per le quali devono ricercare soluzioni pratiche.
• Dare ai bambini e ai ragazzi un appuntamento fisso, in modo da mantenere la continuità didattica ed educativa, secondo un ritmo quotidiano.
• Proporre attività per piccoli gruppi (a distanza).
• Favorire l’educazione motoria, attraverso video tutorial, al motto di “Svagarsi tutti, nessuno escluso!”
• Proporre brani musicali da ascoltare, cantare, suonare e, a seguire, fare una narrazione sulle emozioni.
• E anche: semplificare anziché complicare. Lasciamo più di una volta a settimana uno spazio neutro e libero, uno spazio in cui diamo la possibilità alla noia di sorprendere i bambini e i ragazzi inattivi, perché è in questo limbo che l’intelligenza si mette in moto e la creatività ha il sopravvento.