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DaD e povertà educativa. 4 studenti su 10 hanno vissuto il lockdown in case affollate

Nell’anno di pandemia la didattica a distanza ha caratterizzato le vite di milioni di studenti e studentesse in Italia. Ma nonostante il tanto tempo passato di fronte agli schermi di pc e tablet, molti di loro risultano impreparati e senza le necessarie competenze per affrontare il mondo digitale che si è loro aperto davanti. Si è configurato in questo periodo una nuova dimensione della povertà educativa, la povertà educativa digitale. È quanto si legge nel report di Save the ChildrenRiscriviamo il futuro, l’impatto della povertà educativa digitale” aggiornato al 4 giugno 2021.

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Povertà economica e povertà educativa

Il report di Save the Children prende avvio dalle stime dell’Istat sulla povertà economica. Oggi, in Italia, 1 milione e 346 mila minori (il 13,6% dei bambini e degli adolescenti in Italia) vivono in condizioni di povertà assoluta, ben 209mila in più rispetto all’anno precedente.

Legata alla questione della povertà economica, quella alimentare. In altre parole, una delle conseguenze dell’impoverimento familiare riguarda l’alimentazione dei bambini. Situazione che mostra i suoi tratti più drammatici nelle regioni del Sud Italia, in cui le scuole sono spesso prive di servizi di refezione proprio a fronte di un maggiore bisogno da parte delle famiglie.

Dagli ultimi dati disponibili si evince infatti che meno della metà delle scuole (infanzia, primarie e secondarie) offre un servizio di refezione (49,4%) con forti differenze regionali. Le regioni meridionali, dove minore è l’offerta sono anche quelle dove è maggiore la percentuale di bambini di meno di 15 anni che vivono in famiglie nelle quali non viene consumata una porzione di carne/pollo/pesce e una porzione di frutta/verdura al giorno (4.1% a fronte del 2.9% al Centro e 1.7% al Nord).
Le indagini svolte da Save the Children nell’ultimo anno, hanno rivelato che circa il 20% dei genitori di bambini e adolescenti che usufruiscono del servizio mensa ritengono di non poter sostenere le spese il prossimo anno.

Il learning loss

All’aumento della povertà economica si aggiunge il ‘learning loss’ – leggiamo nel rapporto – la perdita in termini educativi, subito dai minori a causa della chiusura delle scuole. Secondo alcune indagini svolte a livello internazionale, si stima che circa un miliardo e mezzo di bambini e adolescenti in più di 190 paesi al mondo (il 94% della popolazione studentesca mondiale), abbia subìto un’interruzione educativa, vanificando i traguardi conseguiti negli ultimi decenni per garantire l’accesso all’educazione di base per tutti.

Secondo l’Istat, il 12,3% dei minori tra i 6 e i 17 anni non ha avuto a disposizione durante la pandemia né pc né tablet, strumenti fondamentali per restare al passo della didattica a distanza. In alcune regioni del Mezzogiorno, la percentuale arriva al 19%.

Studiare in serenità

Uno degli aspetti della povertà educativa riguarda le condizioni con cui alcuni alunni, in DaD, hanno dovuto studiare. I minori che vivono in famiglie svantaggiate dal punto di vista socio-economico, infatti, in abitazioni sprovviste di connessione veloce, o affollate, hanno fatto i conti con la mancanza di tranquillità, che crea un ulteriore svantaggio rispetto ai coetanei più ricchi. Si stima che nel nostro Paese circa il 41,9% dei minori abbia vissuto il periodo di lockdown in abitazioni sovraffollate.

Mancata alfabetizzazione digitale

La povertà economica, che ha dirette conseguenze sull’assenza di connessione nelle case e sulla mancanza di spazi dove studiare in serenità, porta con sé anche la mancata alfabetizzazione digitale. Ciò significa bambini e ragazzi che non conoscono le caratteristiche e le funzionalità degli strumenti digitali quali computer, tablet, smartphone. Come utilizzare un software di calcolo o di scrittura, un browser, un motore di ricerca o come archiviare materiale e salvare un file per questi ragazzi non è cosa scontata.

La privazione culturale va anche oltre e investe l’ambito social, manifestandosi anche con l’impossibilità di configurare un profilo su un canale social in sicurezza, rispetto della privacy e della propria immagine. E questo fenomeno porta con sé spesso anche l’incapacità di conoscere, comprendere, accettare e rispettare la diversità delle identità, degli stili di vita, delle culture altrui nel mondo digitale, che può sfociare, in casi estremi, non solo nel semplice disconoscere la netiquette ma in vera e propria discriminazione, intolleranza e cyberbullismo.

Il comunicato di Save the Children

Il comunicato di Save the Children: In Italia la povertà educativa priva milioni di bambini e adolescenti delle opportunità di crescita e formazione. Bambini e giovani che, a causa di difficili condizioni economiche, non hanno le stesse opportunità dei loro coetanei economicamente stabili di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni. 
La povertà educativa è una povertà che nessuno vede, nessuno denuncia, ma che agisce sulla capacità di ciascun ragazzo di scoprirsi e coltivare le proprie inclinazioni e il proprio talento. Le conseguenze sono nell’apprendimento dei ragazzi e nel rischio quindi di entrare nel circolo vizioso della povertà.

Carla Virzì

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