Didattica

DaD. I dirigenti pensano che i docenti debbano formarsi di più

Grande la discrepanza tra come si auto-percepiscono i docenti e l’opinione che di loro hanno i dirigenti, in tema di competenze. A rivelarlo, la ricerca La DaD nell’anno scolastico 2020-21: una fotografia. Il punto di vista di studenti, docenti e dirigenti, realizzata da Fondazione Agnelli (che ha fornito una prima sintesi dei risultati) insieme al Centro Studi Crenos e al Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Cagliari.

Mentre l’85% dei docenti dichiara di avere competenze più che sufficienti o del tutto adeguate per le esigenze didattiche richieste dalla DaD, i dirigenti sembrano porre l’accento assai più sui bisogni formativi dei propri professori ancora da colmare.

Un’indagine condotta su un campione rappresentativo di 123 scuole secondarie di II grado, statali e paritarie, in tutta Italia. In ogni istituto sono stati proposti questionari a studenti (del III e V anno), docenti e dirigenti scolastici, raccogliendo complessivamente le risposte di 105 dirigenti scolastici, 3.905 docenti, 11.154 studenti.

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Peraltro i dirigenti sostengono anche che i docenti abbiano lavorato in DaD entro un quadro di limitata innovazione didattica: il 62% dei DS ritiene, infatti, che la lezione frontale sia stata la prassi più comune nella propria scuola, sia pure con gli adattamenti alla DaD.

Un parere che accomuna l’opinione dei dirigenti con quella degli studenti, come riferiamo in un articolo precedente.

Per 9 studenti su 10, la didattica a distanza – DaD – sarebbe stata proposta dagli insegnanti in un quadro di scarsa innovazione didattica, senza approcci sperimentali o di ricerca, come si trattasse di condizioni didattiche ordinarie.

Una ricerca che viene pubblicata in concomitanza con l’uscita del nuovo rapporto Istat, che ci fornisce i dati sulla perdita degli apprendimenti in pandemia, che parte del mondo della scuola temeva, e che ci parlano di 600mila alunni esclusi dalla Dad nella fatidica primavera 2020, quella del lockdown.

Prevalenza della video-lezione

La Fondazione diretta da Andrea Gavosto ci riferisce che gli insegnanti si sarebbero attenuti a una didattica fatta di verifiche compiti a casa, senza particolare differenza tra le materie. Solo in 1 caso su 3 sarebbero state proposte anche attività di ricerca che gli studenti potevano svolgere in autonomia e/o in gruppo, mentre in meno di 1 caso su 5 sono state sperimentate le più innovative piattaforme digitali che propongono giochi didattici, app ed esercizi interattivi per personalizzare i percorsi di apprendimento. Docenti e dirigenti confermano, insomma, l’assoluta prevalenza della video-lezione.

Una scelta, quella della video-lezione, testimoniata anche da un ricorso prevalente al libro di testo. Fra l’85 e il 93% degli studenti, infatti, dichiara, a seconda delle materie, il libro di testo come materiale didattico richiesto dai docenti per le attività in DaD.

Carla Virzì

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