Attualità

DaD. Per 6 studenti su 10 online è più facile distrarsi

Il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi si è espresso ancora una volta sulla didattica a distanza: “La Dad non è stata un’alternativa alla presenza, ma una risposta all’assenza, a un abbandono che sarebbe stato ancora più drammatico per tutti coloro che già vivevano una situazione di difficoltà. Ci sono molti casi in cui partendo dalla Dad si sono sviluppati percorsi didattici fortemente innovativi. Gli studenti di oggi sono nati con un telefono e un computer. Compito della scuola oggi è anche insegnare loro la capacità critica per usare gli strumenti a disposizione. Lo ha dichiarato in occasione della presentazione del 9° Rapporto di ricerca sulla generazione post-Covid, tracciato dall’Osservatorio “Generazione Proteo” della Link Campus University, in partnership con Grandi Scuole.

La ricerca ha sondato il parere di circa 2mila studenti italiani, che vengono fuori con questi tratti:

  • fiduciosi nella scienza e favorevoli al vaccino anti-Covid di cui auspicano di poter beneficiare al più presto; e questo principalmente per uno slancio altruistico verso la sfera dei propri affetti (per il 46,4% il vaccino rappresenta infatti una forma di tutela nei confronti dei propri genitori/nonni).
  • consapevoli dell’infodemia, i giovani ritengono che vi sia stato un eccesso di informazione sulla pandemia (per il 32,5% se n’è parlato troppo e in maniera esagerata) nonché un inutile allarmismo (41,2%). 
  • manifestano remore nei confronti dell’Unione Europea, della magistratura, dell’informazione e soprattutto della politica, da cui 7 su 10 non si sentono ascoltati;
  • non lamentano un peggioramento del rendimento scolastico a causa della Dad, ma provano nostalgia della “cara vecchia scuola”, convinti di essersi persi qualcosa di importante nel corso dell’ultimo anno, e ritengono che la Dad penalizzi determinate categorie di studenti;
  • rimpiangono il tempo libero e riscoprono l’importanza della libertà;
  • reagiscono all’incertezza del presente rifugiandosi negli affetti e tra viaggi, stadi e concerti associano al calore di un abbraccio il ritorno alla normalità.
  • fiduciosi nel futuro ma si autodefiniscono soprattutto con aggettivi negativi quali insicuro (87%), demotivato (76,4%), impreparato (64,8%), sospeso (63,2%), individualista (64,5%) e solitario (53,7%).

La generazione post Covid? Giovani leopardi

Di questa generazione cresciuta in piena pandemia ne parla il sociologo Nicola Ferrigni, direttore dell’Osservatorio Generazione Proteo, che afferma: “Abbiamo definito la generazione post-Covid come quella dei giovani leopardi, termine che evoca tanto il poeta quanto il felino. Da una parte infatti c’è il pessimismo che contraddistingue il poeta, dall’altra lo slancio felpato del predatore alla ri-conquista del proprio territorio. Il poeta e il felino, quindi, che vivono una costante tensione tra il subire e il reagire in tutti i diversi ambiti e contesti che definiscono una quotidianità infettata dalla pandemia. Ma con uno sguardo rivolto al futuro, e al recupero di una normalità che, come l’abbraccio che la identifica, non appartiene alla sfera dell’avere o del fare, quanto piuttosto a quella dell’essere”.

La ricerca

La didattica a distanza

La Dad continua a non convincere appieno i giovani italiani: solo 1 su tre (30,5%) giudica infatti positivamente questa esperienza, laddove il 24,8% esprime un giudizio negativo e il 44,5% risponde “non saprei”. Tra le motivazioni addotte dagli intervistati, spicca la convinzione che online sia molto più facile distrarsi (67,4%), seguita dalla percezione di non sentirsi sufficientemente coinvolti (18,9%). Di qui dunque una serie di “consigli” per migliorare la Dad, in cima alla cui vetta svetta la necessità di adattare i programmi e le modalità didattiche all’online (33,6%) e di facilitare l’interazione tra studenti e professori (23,9%), ma senza dimenticare l’importanza di garantire un migliore accesso agli incentivi economici per l’acquisto dei device (16,9%).

Nel complesso, gli intervistati non lamentano un peggioramento del proprio rendimento scolastico durante l’ultimo anno trascorso in Dad (sebbene vi sia un significativo 23,8% i cui risultati, al contrario sono peggiorati). Negli intervistati vi è tuttavia la convinzione che la Dad penalizzi determinate categorie di studenti, in cima alla cui lista svettano quelli provenienti da famiglie economicamente svantaggiate (43,4%) e quelli con disabilità mentali e fisiche (33,6%). Ma, più di tutto, a lasciare l’amaro in bocca è la convinzione di essersi persi qualcosa di importante (44,9%).

La scuola in presenza

A mancare di più della didattica tradizionale è, in particolare, il rapporto diretto con i compagni di classe (45,1%) e con gli insegnanti (18,5%), prima ancora che la routine giornaliera strutturata (18,6%) o lo stare fisicamente a scuola (12,4%). Una scuola nei confronti della quale gli intervistati provano in maggioranza nostalgia (50,3%), ma senza trascurare il 22,7% che nutre invece indifferenza e il 18,1% che dichiara invece di provare paura.

Carla Virzì

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