7,6 milioni di studenti potrebbero ritrovarsi con la didattica a distanza da lunedì prossimo, in pratica nove alunni su dieci.
Le uniche Regioni con la scuola in presenza resterebbero Sicilia e Valle d’Aosta, e naturalmente la Sardegna, le altre, ricadendo nella zona rossa, dovrebbero chiudere le scuole e dunque fare lezione a distanza, con le procedure online.
Anche i Comuni dichiarati rossi, a prescindere dal colore della regione, dovranno chiudere le scuole.
Tuttavia gli studenti con disabilità o con bisogni educativi speciali potranno continuare le lezioni in presenza.
Per quanto riguarda le università sono le singole università a decidere quali attività formative indispensabili possono essere mantenute in presenza, nel rispetto del protocolli e sentito il Consiglio universitario regionale. E lo stesso vale per esami e sessioni di laurea, di cui va garantito svolgimento e modalità pubblica.
Contestualmente, anche nelle regioni dove fino ad oggi le scuole sono state in presenza, come il Lazio, alcuni presidi avrebbero avvertito i genitori di far portare a casa, a scopo precauzionale, tutto il materiale didattico per avere a disposizione il materiale necessario nel caso in cui non fosse più possibile mantenere la frequenza in presenza.
Intanto, fanno sapere le agenzie, sono partiti tre ricorsi in Emilia-Romagna al Tar da parte di gruppi di genitori di Bologna, Ravenna e Rimini, contro le ordinanze regionali che hanno disposto la chiusura delle scuole ad esclusione di quelle dell’infanzia.
Singolare è quanto verrebbe dichiarato dai legali che stanno supportando le famiglie: la Regione in materia scolastica, così come previsto dalla Costituzione, non ha competenze a legiferare. “Il nostro obiettivo è anche quello di impugnare a breve il Dpcm Draghi presso il Tar del Lazio per garantire ai ragazzi un ritorno sui banchi di scuola”.
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