Il decreto anti-rave degli ultimi giorni rischia di riscaldare il clima e aumentare le tensioni con una parte di studenti. Le tensioni erano cominciate già qualche giorno fa con gli scontri all’università La Sapienza di Roma e già lì il capo della polizia Giannini aveva affermato che bisognava tenere sotto controllo la situazione nelle grandi città per il timore di altri episodi. E se il governo afferma di non voler vietare le manifestazioni al dissenso, dagli studenti e in particolar modo dai collettivi, arrivano le preoccupazioni su un possibile clima di repressione sempre più crescente.
Come spiega Tommaso Biancuzzi, coordinatore nazionale della Rete degli studenti a ‘Repubblica’ “le proteste vanno sempre capite piuttosto che represse, discutiamo del fenomeno dei rave, ma qui siamo arrivati a uno strumento repressivo e punitivo”. Quella contro le occupazioni rischia di diventare una battaglia mirata. Si teme infatti che basterà la denuncia di un preside e si procederà d’ufficio contro gli occupanti. La preoccupazione è che la misura, per come è scritta, possa essere utilizzata per contrastare qualsiasi forma di aggregazione poco gradita. E c’è chi ha il sospetto che la norma arrivi non a caso dopo l’occupazione della Sapienza.
Anche sul ministero al Merito non manca il dissenso, rappresentato dallo slogan del collettivo ‘Cambiare Rotta’ “Merito e onore tra debiti e macerie”, mentre l’Unione degli universitari spiega sempre al quotidiano romano che “alla scuola e all’università servono risorse e investimenti. Senza tutto questo, l’unico merito possibile è di chi parte avvantaggiato. La scuola finirà per selezionare invece di includere”. Intanto sono diverse le mobilitazioni in programma. Domani, 4 novembre, un corteo alla Sapienza. Sabato a Napoli la protesta degli universitari insieme ai lavoratori licenziati del movimento “Insorgiamo”. Il 18 novembre invece ci sarà la manifestazione a Roma con tutte le sigle, sia delle superiori che delle università che sfileranno in corteo da Piramide a viale Trastevere.
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