I lettori ci scrivono

Dai banchi a rotelle agli strampalati protocolli per il Covid “Il catalogo è questo”

Ho letto l’intervista al prof. Marino Borrelli (Università della Campania) su “Tecnica della scuola” on line, del 14 gennaio. Il professore, che ad “inizio della pandemia ha studiato il sistema del distanziamento in aula”, afferma che “in questo momento” particolare “le scuole non sono sicure […], il governo nulla ha fatto tranne che strampalati e mutevoli protocolli sui tamponi e fornito banchi a rotelle; la scienza ci ha invitato alla prudenza, ci ha chiesto di mettere le scuole in sicurezza, di investire sull’areazione e sul trattamento dell’aria, di ridurre l’affollamento delle aule, ha chiesto uno screening sistematico nelle scuole, di educare gli studenti e le famiglie alla necessità e all’uso delle mascherine e in particolar modo all’uso delle ffp2”… Insomma, nella pratica si è fatto poco o nulla; si sono investiti pochi spiccioli per la scuola (questo da anni!). Se le scuole oggi non sono sicure, se le lezioni in presenza diventano ingestibili, c’è il rischio, terribile secondo gli ultimi governi che si sono succeduti, che si propaghi la DAD; o peggio, dico io, la sua variante maligna, la DID…  

Se chiedi pure ad una gallina cosa è meglio: la scuola in presenza o la DAD, essa ti risponderà: “è meglio in presenza”. Ovvio. Ma da scimmia evoluta io mi sento di aggiungere: con l’aumento dei contagi, con le “realtà differenziate di scuole e territori”, l’obbligo delle lezioni in presenza diventa nella prassi inattuabile in diversi casi con l’aumento dei contagi. A conferma sul Sole 24 ore del 14 gennaio leggo:  “Da Nord a Sud sono in costante crescita i casi di docenti e alunni positivi al Covid che costringono sempre più numerosi istituti a ricorrere alla didattica a distanza”. La DAD allora cacciata dalla porta della normativa nazionale  ̶  scuole chiuse = in DAD, solo in zona rossa  ̶  rientra dalla finestra!

Mi chiedo allora, per evitare il propagarsi di questa infezione didattica virtuale che è la DAD, qual è nei momenti di grande aumento dei contagi l’alternativa ad essa? L’apri e chiudi delle scuole in alcuni territori, destabilizzante per noi genitori e per i nostri figli, con l’aggiunta di quarantene e file interminabili?  Draghi ha parlato in TV di “diseguaglianze” della DAD. Ok. Ma le disuguaglianze sono dappertutto e, ancora oggi, c’è a scuola il Pierino del dottore di Don Milani e il figlio dell’extracomunitario, c’è chi può in pandemia pagare il non affollato trasporto privato per il figlio e chi no, ecc. Nella normativa attuale è prevista poi la DID. Questa come docente mi mancava. È la DIDATTICA DIGITALE INTEGRATA, o mista; con due positivi la classe si spezza in due, parte di alunni in presenza e altri non vaccinati a casa!!  Mi chiedo: la DID non crea discriminazioni, “disuguaglianze” ulteriori peggiori della DAD? Non è la forma di didattica attuabile su Marte, come sappiamo bene noi docenti? Perché allora, mi chiedo, il governo che tiene tanto, giustamente, alla scuola in presenza e non vuole le diseguaglianze, non ha esteso l’obbligo vaccinale agli studenti?  Per quelli universitari c’è obbligo di green pass da tempo; per i mezzi pubblici lo studente che ora si deve recare a scuola deve avere il super green pass (vaccinato o guarito),  ma per entrare a scuola no!!. E allora?? Allora di fronte a questo caos sparare sulla DAD, come ha fatto Draghi in TV è fin troppo facile e  demagogico, ma non basta e non può bastare… 

E poi i sindaci che hanno il polso della situazione sui territori e vorrebbero prendere in questo periodo di grande diffusione del contagio decisioni, di concerto con l’ASL, a tutela della salute  ̶ come dicono  ̶  non contano più nulla, zero: per  le norme nazionali vigenti le loro ordinanze sulla chiusura di scuole per far attivare la DAD seppur per pochi giorni, seppur motivate, diventano carta straccia per il TAR.

Dei genitori, miei amici, con cui mi confronto, mi dicono: giustissimo tutto ciò. Pizzerie, cinema e teatri sono aperti perché la scuola no? E allora mi cadono le braccia. Patate e cipolle sono cose diverse, inconfrontabili. In questi luoghi poi non sei obbligato ad andarci, a scuola sei obbligato a mandare i tuoi figli. L’accesso inoltre a pizzerie e ristoranti, cinema… è permesso ai vaccinati, a chi ha il super green pass, a scuola lo studente non vaccinato entra non solo a suo rischio e pericolo ma può infettare più facilmente gli altri.

Non ho mai visto milioni di persone, di studenti (e anche i vaccinati positivi. si sa, possono diffondere il covid inconsapevolmente) mettersi in movimento nello stesso momento su mezzi di trasporto, spesso insufficienti nella pandemia, per raggiungere le pizzerie e i teatri, tanto per continuare. Anche in questo caso, rimane da chiedersi se la DAD, che a tutti gli effetti è scuola con tutti i suoi limiti, in certe fasi “caldissime” possa evitare i movimenti di migliaia di persone (territori circoscritti colpiti) o milioni  (su di un piano regionale o nazionale) sui mezzi pubblici al collasso per il picco dei contagi. Non ho mai visto, tranne che a scuola, stare anche 30 persone e più, per 5-6 ore! a discutere nel chiuso di una classe in cui il distanziamento, seppur solo raccomandato, in tante aule e istituti è per spazi, strutture, impossibile.

Ma infine, siccome la DAD è divenuta l’infezione didattica primaria da combattere per poter sventolare il risultato che le scuole sono in presenza e che quindi tutto va bene dappertutto, in ogni comune, territorio, istituto del Bel Paese, non rimane che dire con “lieto coro”: abbasso la DAD, viva la socialità! Baci e carezze e abbracci e strette di mano nei cortili e nei bagni della scuola, assolutamente, per difendersi dallo stress della ultra-pericolosissima, alienante Didattica a distanza. Per il resto della giornata: libero uso di telefoni per ore ed ore, di schermi, di ogni dispositivo, tablet, pc, playstation e giochi di tutte le tipologie, mi raccomando, a volontà per i nostri ragazzi.

Ma che nessuno si permetta di nominare la DAD!

Carlangelo Mauro

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