L’impossibilità di essere ammessi agli esami di Stato anche con una sola insufficienza, frutto del decreto sul recupero dei debiti scolastici presentato in questi giorni, pone l’Italia in una posizione di estrema severità a proposito della valutazione degli studenti: è quel che sostiene la Flc-Cgil dopo aver realizzato una ricerca sui regolamenti europei che disciplinano i giudizi degli studenti frequentanti la scuola superiore. Per il sindacato la norma della nuova legge che prevede per l’ammissione alla maturità il recupero di tutti debiti scolastici pregressi, in vigore dal prossimo anno scolastico, “si configura come una delle più severe di Europa: nella maggior parte dei paesi europei – si legge nel documento – le norme su promozione e bocciatura non sono così rigide. Il paese con cui finiamo con l’assomigliare di più è l’Ungheria dove per essere promossi non bisogna avere insufficienze, ma, se le insufficienze sono una o due, possono essere rimediate a settembre dopo due mesi di preparazione”.
Rispetto a tutti gli altri modelli esaminati l’Italia risulta invece la più selettiva in fatto di giudizi. Anche nei confronti della Finlandia, ‘paese leader’ nella formazione dopo i suoi successi nell’inchiesta Pisa, usciamo decisamente più severi. “Fino a 16 anni, termine dell’obbligo scolastico, sostanzialmente non viene bocciato nessuno – spiega la Cgil –, i docenti finlandesi interpellati sulla loro situazione insistono sulla strategia psicologica di incoraggiare i successi degli alunni piuttosto che perseguire le loro insufficienze. I voti (da 1 a 10, come da noi, e sostituiti nei primi anni con le faccine ‘smile’) non vanno mai al di sotto del 4 per non scoraggiare l’alunno”.
Dallo studio emerge che in Francia, paese rispetto al quale storicamente tendiamo a confrontare il nostro sistema d’istruzione, il percorso scolastico è diviso in 2 gradi (primo, di 5 anni, e secondo, di 7 anni), tre cicli scolastici (primaria, di 5 anni, college, di 4, e liceo, di 3) a sua volta divisi in sottocicli, ognuno con una propria funzione: preparazione, adattamento, orientamento ecc. Così il primo grado è costituito da un 1+2+2 e il secondo grado da un 2+2+2+1. La bocciatura può dunque avvenire solo al termine di uno di questi sottocicli, in relazione alla funzione assolta o non assolta (es. : l’alunno si è adattato o non si è adattato, si è orientato o non si è orientato, ecc.). Ma negli istituti transalpini di secondo grado, essendo in vigore l’obbligo scolastico dal 1959 e ed avendo lo stato e la scuola francese una forte filosofia pedagogico-civile, la dispersione è minore che in Italia: da anni si discute sul “redoublement”, cioè la bocciatura ad ogni anno, ma nulla in tal senso è stato fatto, se non in casi eccezionali.
Dai dati in possesso della Federazione dei lavoratori della conoscenza, risulta poi che in Spagna da quest’anno si può essere promossi anche con due insufficienze. E, se il consiglio di classe lo ritiene, anche con tre. Il provvedimento è frutto della legge varata dal governo Zapatero, la Loe, perché la legge precedente, la Loce, varata dal governo Rajoy, prevedeva che con due insufficienze si fosse bocciati. Sono comunque previsti gli esami di riparazione a settembre.
“Persino nella ‘rigida’ Germania – scrive sempre la Flc-Cgil – si può essere promossi anche con una insufficienza. E non si prevede il recupero. Con più di una insufficienza si è bocciati. In alcuni lander tuttavia è previsto che gli alunni bocciati possano tentare un esame prima dell’inizio delle lezioni; se lo superano sono promossi. Nel primo anno della secondaria superiore (15-16 anni di età) l’alunno insufficiente in più di una materia può tentare di proseguire nella seconda. In questo caso per lui diventa decisivo il primo quadrimestre: se non riesce viene rimandato indietro alla prima.
Il modello italiano risulta più rigoroso anche rispetto all’Inghilterra: tanto per cominciare nella scuola dell’obbligo del Regno Unito fino a 16 anni non sono previsto bocciature. In casi rari si può chiedere di ripetere una materia. Dopo l’obbligo il sistema, fondato su corsi relativi alle singole discipline, è più libero e dipende dagli obiettivi che l’alunno si pone. Se intende proseguire all’università dovrà fare un percorso più ampio e completo o più orientato alla facoltà prescelta con più materie per conseguire l’A Level, la maturità. Anche nel Regno Unito c’è infatti una possibilità per evitare la bocciatura pur andando male in alcune materie: lo studente se intende conseguire solo una certificazione di competenze può seguire un numero limitato di discipline. “La maggioranza segue questa via – sottolinea il sindacato – per cui in genere si incomincia con quattro o cinque materie e si continua con tre. E’ un po’ come se gli alunni inglesi si rimandassero da soli, ma evidentemente il problema non si pone nei termini di casa nostra”. Stesso discorso per i Paesi Bassi, dove le regole sono fissate dalle singole scuole, e tra queste c’è anche quella che stabilisce con quali e quante materie insufficienti si è comunque promossi. In alcuni casi è prevista una prova di appello, ma non sono previsti corsi di recupero.
C’è dire, comunque, che il sindacato non ha forse tenuto sufficientemente conto degli ultimi dati Ocse, contenuti anche nel recente ‘Quaderno Bianco’, secondo i quali la nostra scuola media e superiore nelle prove che riguardano la lingua, la matematica e le scienze si colloca in Europa tra il 23° e il 26° posto. Per non parlare dei dati sui debiti formativi, con i quali abbiamo veramente toccato il fondo: nell’ultimo anno scolastico solo uno studente insufficiente su quattro si è preoccupato infatti di recuperarli. Gli studenti avevano ormai capito bene che anche senza frequentare corsi o sottoporsi alle verifiche non solo non scattava alcuna penalizzazione ma si poteva arrivare a svolgere l’esame di Stato anche con una buona dote di punti di partenza. Di fronte a certi dati, incontestabili e nello stesso tempo sconcertanti, il Ministro Fioroni non poteva rimanere inerme. Rimane solo un dubbio: che si sia passati da un eccesso di ‘buonismo’ ad un’intransigenza forse d’altri tempi.